Il caso Paragone svela la verità: Cinquestelle, una banda aggrappata al potere. Costi quel che costi
Del resto, se nasci contro i partiti; e prendi voti contro tutti gli altri; non ha molto senso allearsi una volta con la Lega e quella successiva col Pd. Al governo con gli opposti. Comunque e con chiunque. A prescindere. Sicuri di essere così diversi da quelli di prima apostrofati con un’arroganza che risultava davvero fastidiosa, insopportabile, infantile? Talmente innamorati del potere che hanno scomodato gli iscritti persino per le alleanze locali con la piattaforma Rousseau. E’ bastato il baubau dell’Umbria per rimettere nel fodero lo spadone di guerra.
Deflagrano. Di Battista esplode e si schiera con Paragone. Di Maio frigna e scatena i lacchè. Fa pena questo Movimento rivoluzionario che ha il terrore di uscire in malo modo dal Palazzo, tra i fischi dei supporter. Per carità, qualche difettuccio anche Paragone ce l’ha. E dovrà spiegare che cosa intende fare al termine della corsa. Ma certo nulla a che vedere, ad esempio, con quella Paola Taverna che ha gridato di tutto al Pd (“mafiosi, merde, schifosi”…) salvo poi accucciarsi all’intesa con Zingaretti senza profferire verbo.
Sarà Di Maio a pagare il caso Paragone
Chi sta in difficoltà veramente grossa, ora, è Luigi Di Maio, che ha pensato di poter decidere tutto da solo con la protezione di Beppe Grillo. Adesso sarà soprattutto lui il bersaglio di Paragone, e se si scatena anche Di Battista sono dolori. Già ieri quel video del senatore cacciato, l’accusa di accumulare poltrone, non ha rappresentato un bel biglietto di presentazione per il cosiddetto capo politico pentastellato. L’oroscopo per Giggino prevede dolori.
Ma tutto questo succede per brama di potere. Hanno scritto nel loro programma elettorale – i Cinquestelle – il contrario di quello che stanno combinando. I loro provvedimenti bandiera sono i più inefficaci e contestati, a partire dal reddito di cittadinanza e la tanto strombazzata riforma della prescrizione. E devono pregare san Mattarella se la legislatura andrà ancora avanti per portare uno stipendio succulento a casa. Un lusso che però rischia di durare molto poco e che soprattutto sconteranno amaramente al loro rientro al paesello.
Infine, una domanda, anche a Gianluigi Paragone. Tutti gli fanno i complimenti per non aver mollato nelle sue prese di posizione ed è giusto e anche significativo. Ma se definisci – in maniera azzeccata – il Movimento Cinquestelle il nulla – perché fare ricorso per rientrarci? Una vecchia tradizione diceva che con l’anno nuovo si buttavano le cose vecchie. Capodanno è passato, e i grillini sono stravecchi.
L’impostore di solito è un furbo matricolato, che ha dei precisi obiettivi e che frega il prossimo con astuzia.
Cerchiamo quindi di non sopravvalutare i grillini !!
Costi quel che costi? Direi piuttosto “tutto e subito”, come già dicevano i 68ini. E domani si vedrà! Forse domani diranno e faranno esattamente il contrario di quanto blaterano oggi. Come appunto fecero i 68ini. Dietro 68ini e grillini poteri non forti ma fortissimi, che non sembrano amare l’Europa.