La sconfitta in Emilia rilancia le primarie. L’idea della Meloni ricetta vincente per il centrodestra

29 Gen 2020 12:07 - di Mario Landolfi
centrodestra

L’esibizione muscolare è già in atto. La Lega è il partito più forte, FdI quello elettoralmente più in salute, Forza Italia è indispensabile per vincere. Ergo, ognuno aspira ad indicare il candidato della coalizione alle prossime elezioni regionali. Già, a chi tocca? Messa così, a tutti. Praticamente, a nessuno. L’interrogativo ha infatti poco senso. Eppure è esattamente in questo non-senso che rischiano di infilarsi i leader del centrodestra nel momento in cui già rivendicano nomi, numeri e percentuali. Solitamente, è il rituale che prelude alla lottizzazione “uno a me, uno a te, uno a lui”. Tra i capi funziona alla grande. Ma neanche loro possono garantire che il candidato imposto dagli equilibri della coalizione coincida con quello più gradito all’elettorato.

Il centrodestra alle prese con le candidature nelle Regioni

La lottizzazione funziona solo se l’ultima parola non spetta al popolo. Infatti nasce nella Prima Repubblica, dominata da partiti-apparato allergici all’elezione diretta, e sopravvive in Rai. È perciò quanto meno opinabile che possa funzionare oggi, al tempo del presidenzialismo diffuso e dei partiti dei leader. Nel centrodestra è questione vecchia. Almeno quanto la leadership di Berlusconi, sempre diffidente verso ogni pratica, strumento o metodo potesse limitarne il raggio d’azione. Fu così persino quando il Cavaliere – correva l’anno 2013 – sembrava finalmente deciso a sdoganare le primarie. Sembrava, appunto. Fu proprio quella finta a convincere Giorgia Meloni a strappare con il PdL per fondare i Fratelli d’Italia. Lo fece sbattendo la porta contro quelle che bollò come «scelte operate da poche persone nel chiuso di una stanza».

Il ghe pensi mi di Salvini non ha funzionato

Ripensandoci ora, è grasso che cola. Meglio il conciliabolo tra i quattro gatti che il fallimentare ghe pensi mi sfoggiato da Salvini in Emilia. Se è questa l’alternativa, tanto vale riavvolgere il nastro e tornare alle ragioni che sette anni fa portarono la Meloni a osare. Tanto più che la soluzione delle primarie che apparve (ed era) proibitiva ieri, non è impossibile oggi. Fdi non è più il parente povero del centrodestra, ma ne rappresenta l’unica forza in ascesa nei sondaggi e nelle urne. Un motivo in più per rimettere in corsa quell’antico cavallo di battaglia. E vinca il migliore.

Commenti

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  • Fausto Maria de Filippis 29 Gennaio 2020

    Lei continua a “rompere la mazzarella” a Salvini ed alla Lega… potrebbe essere così gentile di spiegare i VERI motivi di questo astio? A furia di ripetere che le elezioni in ER sono state un fallimento, riuscirà ad autoconvincersi che così è stato.. abbiamo perso, pace. Guardiamo avanti ai prossimi appuntamenti del CDX sicuri che uniti si vince, poi se preferisce la sicura sconfitta, faccia in modo che la Lega esca dalla coalizione così FdI e FI potranno “partecipare”.

    • Francesco Storace 29 Gennaio 2020

      nessun astio, semplice discussione