Pansa e la destra: ecco le interviste-verità sui comunisti e quella coraggiosa difesa di La Russa
Il giorno dopo, sul Giornale, Pansa si schierò con la destra. «Mai avrei pensato, in tutta la mia vita, che mi sarei ritrovato a difendere La Russa dagli attacchi dei moderati del Partito democratico! Mai. Su Salò, per giunta… Questa polemica ha qualcosa di antistorico e barbaro che non capisco e non voglio capire». Titolo: «Tutte le ipocrisie di questi antifascisti». Svolgimento: musica per le orecchie di La Russa.
«Non capisco cosa ci sia si scandaloso in quel che ha detto La Russa. Il ministro della Difesa non è un sacerdote della repubblica, tenuto all’imparzialità! Non siede al Quirinale. È un politico, un ministro. Posso citarle i numeri di Salò? Secondo le fonti della Rsi, furono più di 800mila.È grottesco etichettarli tutti come torturatori e amici dei nazisti! Molti di loro erano cresciuti nel regime fascista, immersi in un clima di propaganda perenne: cinema, scuola, radio… le divise dei figli della lupa… La maggior parte di loro, non poteva certo schierarsi per un parlamento legittimo, che non aveva nemmeno mai conosciuto. Quella educazione, fatalmente, portava molti di loro all’idea che difendere la patria dagli angloamericani fosse il primo dovere…».
Le memorabili interviste di Pansa al “Secolo d’Italia”
Anche al “Secolo d’Italia“, in più occasioni, il giornalista consegnò memorabili interviste destinate poi a far discutere in tempi di monopolio culturale e mediatico del pensiero unico. Nel 2012 Pansa non usò messe misure nel commentare l’uscita di due film “controcorrente”, “Sfiorando il muro”, di Silvia Giralucci, che prendeva le mosse da un tragico fatto di violenza politica degli anni ‘70 targato Br. E “Il segreto”, di Antonello Belluco, che aveva sullo sfondo l’eccidio di Codevigo, in cui 136 persone vennero uccise dai partigiani nel 1945. “In Italia è ancora inconcepibile una storia scritta dai vinti”, titolava il Secolo, con Pansa che spiegava. «Memoria condivisa significa che se io e te abbiamo storie molto diverse io accetto… anzi no, non accetto, io rispetto la tua storia e tu rispetti la mia. Ecco, tutto ciò in Italia è una pia illusione, un’utopia. Appartiene a una dimensione ideale, non alla nostra realtà quotidiana».
Nel 2015, sempre sul Secolo, Pansa difendeva così i nemici della sinistra, nel suo libro “La destra siamo noi». «Ho voluto ribadire con questo libro un concetto fondamentale: la destra in tutte le sue varianti – neofascismo, moderatismo, destra reazionaria ecc. ecc. – è stata protagonista della storia dell’Italia nel dopoguerra ed è stato sbagliato considerare quel mondo come un’area di bombaroli neri da stangare e da tenere ai margini. La destra appartiene alla vita di questo paese, per questo il titolo è ‘la destra siamo noi’».
Dopo la verità sui partigiani rossi, quella sulle foibe di Tito
Ed ancora, negli anni, parole di verità sui crimini del comunismo. E sulle foibe. Nel febbraio del 2019 attaccò a testa bassa l’Anpi. «Quelli dell’Anpi non contano un cazzo. Straparlano. Sono un club di trinariciuti comunisti». La Giornata del Ricordo si avvicinava e lo scontro della destra con l’Anpi si faceva sempre più forte. Ma Pansa, pur non avendo mai preso posizione politica su un fronte o su un altro, su quei crimini sapeva bene da che parte stare. «Vogliono negare che Tito era un dittatore comunista – disse al Secolo –. Ma non possono farlo perché è storia. Vogliono negare che le squadre comuniste gettavano la gente che non amava Tito dentro le foibe. Ma non possono farlo perché è storia. Quelli dell’Anpi dicono e fanno delle cose che sono di un’assurdità totale». Dell’Anpi parlò anche nel suo ultimo libro Quel fascista di Pansa dove racconta le accuse e gli insulti che accompagnarono la pubblicazione nel 2003 del Sangue dei vinti, dedicato alle vendette compiute dai partigiani trionfanti sui fascisti repubblicani sconfitti.
«Un giornalista controcorrente», lo ha definito Giorgia Meloni. Controcorrente, ma soprattutto giornalista.
Vero giornalista che scriveva in nome della VERITA’ sempre nascosta da chi non voleva che si sapesse delle atrocità fatte dai comunisti.
Rispetto ai voltagabbana alla Montanelli fu un gigante pur partendo da posizioni comuniste………….oggi purtroppo siamo immersi in una melma sinistrorsa puzzolente e rovinosa che controlla gran parte dei giornali e dei media………..solo pochissimi giornali hanno citato Pansa come scrittore di verità sulla guerra civile italiana del 1943 – 1948, lo hanno citato solo per l’appartenenza a giornali di sinistra. Vergognosi !
E’ andato avanti un altro che secondo i compagni aveva tradito il pensiero unico, quello che identifica nei partigiani comunisti gli unici santi liberatori.
In memoria gli dedico una sintetica descrizione di un fatto delittuoso che ha inciso nel marmo della Storia la VERITA’ sui liberatori.
La notte del 6 luglio 1945, partigiani comunisti della Brigata “Ateo Garemi”, prelevarono dal carcere di Schio 54 detenuti, di cui 14 donne, e li assassinarono.
Il giudizio sul fatto lo espresse il Comandante US che comandava la Zona occupata.
“Sono qui venuto per una incresciosa missione, per un anno e mezzo ho lavorato per il bene dell’Italia, la mia opera e la mia amicizia sono state, io lo so, riconosciute e apprezzate, è mio dovere dirvi che mai prima d’ora il nome dell’Italia è caduto tanto in basso nella mia stima, non è libertà, non è civiltà che delle donne vengano allineate contro un muro e colpite al ventre con raffiche di armi automatiche e a bruciapelo. Io prometto severa e rapida giustizia verso i delinquenti, confido che il rimorso di questo turpe delitto li tormenterà in eterno e che in giorni migliori la città di Schio ricorderà con vergogna e orrore questa spaventosa notte e con ciò ho detto tutto”
Furono celebrati vari processi verso 1 solo individuo perché degli 8 indagati 7 , con l’aiuto del PCI, erano riparati in Cecoslovacchia.
Nessuno andò mai in carcere.
Grazie, Giampaolo.