Saipem, Eni e Scaroni assolti in appello per la maxi-tangente da 239 milioni di euro in Algeria
Saipem, l’Eni e l’ex-amministratore delegato del gruppo, Paolo Scaroni, imputato per corruzione internazionale nel processo sulla presunta maxi tangente pagata da Saipem in Algeria sono stati assolti in appello a Milano.
La decisione dei giudici della Seconda sezione d’appello di Milano su Saipem, Eni e Scaroni è arrivata al termine di una camera di consiglio durata circa un’ora.
Tangente per far ottenere a Saipem appalti da 8 miliardi
Il verdetto è in «parziale riforma delle sentenza di primo grado». Niente più condanna, quindi, per i sei imputati, né per Saipem. Ritenuta, dalla Corte, non responsabile del presunto illecito amministrativo.
La Corte ha confermato l’assoluzione per Scaroni, attuale presidente del Milan. E già assolto in primo grado «per non aver commesso il fatto». Respingendo, così, la richiesta avanzata dall’accusa, formulata in aula dal Procuratore Generale, Massimo Gaballo, di condannare il manager a 6 anni e 4 mesi.
I giudici hanno annullato la condanna per corruzione internazionale inflitta in primo grado, nel settembre 2018, a Farid Noureddine Bedjauoi.
Braccio destro dell’ex-ministro dell’Energia del governo algerino, Chekib Khelil, ritenuto dagli inquirenti milanesi il collettore delle tangenti destinate ai politici di Algeri, Bedjauoi era stato condannato in primo grado a 5 anni e 5 mesi.
Mazzetta da 41 milioni di euro per estendere la concessione
Al centro del processo il presunto pagamento di quasi 198 milioni di euro di tangenti in Algeria. Per far ottenere a Saipem appalti da 8 miliardi di euro. E 41 milioni per far ottenere a Eni l’autorizzazione del ministro dell’Energia algerino ad acquistare la società canadese First Calgary Petroleums, titolare dei diritti per lo sfruttamento di un giacimento algerino di gas, a Menzel. E far estendere la concessione di sfruttamento.
Assolti l’ex-direttore operativo di Saipem Pietro Varone e l’ex-amministratore delegato del gruppo Pietro Tali.
Assolto anche l’ex-direttore finanziario Alessandro Bernini, il presunto riciclatore delle mazzette Omar Habour. E Samyr Ouraied, stretto collaboratore di Bedjauoi.
Confermata l’assoluzione per il manager Eni Antonio Vella, ex-responsabile del gruppo per l’area del Nord Africa. Revocata per Saipem la confisca per oltre 197 milioni di euro.
I legali: sentenza storica, Saipem estranea
«L’assoluzione era già stata pronunciata in primo grado e davanti al gup. Credo che possiamo mettere la parola fine a questa vicenda complicata», ha detto l’avvocato Enrico De Castiglioni, legale di Scaroni. E a chi gli chiede con quale spirito il suo assistito ha atteso la sentenza dei giudici d’appello di Milano, il difensore di Scaroni replica: «Il mio assistito è sempre stato sereno perché ha la coscienza tranquilla. Non ha mai avuto dubbi sull’esito di questa vicenda giudiziaria»
«E’ un teorema inconsistente. Che ora è stato smontato. Siamo molto soddisfatti», è il primo commento a caldo dei difensori di Eni.
E soddisfazione è stata espressa anche dall’avvocato Enrico Giarda, difensore di Saipem.
«Ci speravano molto – ha affermato Giarda -, perché sono sette anni che sosteniamo l’assoluta estraneità di Saipem a qualsiasi fatto corruttivo. Quindi siamo contenti che finalmente le nostre argomentazioni sono state accolte in pieno dalla corte d’Appello di Milano. In una sentenza che probabilmente sarà storica».
«Era stato disposto il sequestro di 197 milioni di euro come confisca del profitto del prezzo del reato. E ora – rimarca il legale della società – è stata disposta la revoca della confisca. Questo vuol dire per Saipem che non bisogna più mettere a bilancio questa cifra come rischio ipotetico. Attenderemo le motivazioni, ma siamo molto contenti che oggi qualcuno ci ha ascoltato».