Gli interventi previsti sono 2.291 (tutti finanziati) ma in tre anni e mezzo ne sono stati ultimati soltanto 15. Gli stanziamenti pubblici, più gli sms solidali e i 158 milioni girati dalla Camera dei deputati fanno un totale di quasi 2 miliardi e 160 milioni destinati alla ricostruzione. Ma per ora ne sono stati impegnati soltanto 49. “Colpa della complessità delle operazioni: le macerie stimate sono infatti più di 2 milioni e mezzo di tonnellate. Ma anche della lentezza e dell’impreparazione degli enti locali. Che in molti casi non hanno predisposto piani di smaltimento e ricostruzione”.
E’ quanto si legge nell’articolo de ‘Il Tempo’ di Alberto Di Majo. Gli unici progetti effettivamente riguardano 15 scuole. Sugli altri progetti non c’è certezza. I soldi sono arrivati presto e sono stati destinati ai progetti, si legge nell’articolo: quasi 300 milioni per le scuole (in tutto 102 interventi previsti). 40 milioni per le Chiese (168 interventi); quasi 197 milioni e mezzo per progetti di edilizia pubblica. Cento milioni contro i dissesti idrogeologici. Gli italiani hanno raccolto con gli sms solidali più di 33 milioni, destinati a 95 interventi. Ancora: 199 milioni serviranno per 207 opere pubbliche e altri 891 milioni per altri 631 cantieri. Infine, poco meno di 400 milioni sono stati assegnati al recupero dei beni culturali. In tutto fanno 2.291 interventi per 2.159.019.190,13 euro.
Ma di tutto questo non c’è certezza. Questi soldi sono solo sulla carta. Terremotati offesi e avviliti. E’ amareggiato il sindaco di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci. Il suo è un grido di dolore: “Ci sono ancora oltre 100mila tonnellate di macerie da portare via. Ma i lavori sono bloccati da prima di Natale: il commissario che cerco di contattare da giorni non risponde. I soldi assegnati per la ricostruzione sono solo sulla carta. E poi come facciamo a ripartire se una pratica deve passare per almeno 22 uffici diversi?”
E’ amareggiato il sindaco di Arquata del Tronto Aleandro Petrucci. Come lo sono gli abitanti del paesino in provincia di Ascoli Piceno raso al suolo. Le ruspe hanno portato via già 310mila tonnellate di detriti e finora gli unici interventi realizzati nel suo territorio sono le casette: le Sae, che hanno permesso a circa la metà della popolazione di Arquata di tornare a vivere in paese. “Gli unici finanziamenti che è possibile investire oggi sono frutto di donazioni, quelli statali sono bloccati”. Lo spiega il sindaco di Arquata, intervenuto sull’inchiesta pubblicata da ‘Il Tempo’.
“Il 15 gennaio saremo a Roma”
Petrucci lamenta i ritardi e la troppa burocrazia: “il 15 gennaio i sindaci del ‘cratere’ saranno a Roma. Una mobilitazione coordinata dall’Anci. Perché la ricostruzione parta sul serio”. “Qui 28 chiese sono venute giù, alla Rocca ancora non si può accedere. Gravissimi i danni delle case che hanno resistito. Infrastrutture? La Salaria è ridotta male. Le attività commerciali più grandi – evidenzia il sindaco – delocalizzate. Le più piccole hanno tentato di ricominciare ma la popolazione non c’è! Duecentodieci le casette realizzate, altri arquatani vivono in maniera autonoma in città. Ma se si va avanti di questo passo, mi domando, quanti ne torneranno? I cittadini si sentono abbandonati: i giovani se possono se ne vanno, i più anziani sono rassegnati. La sensazione è quella di sopravvivere, non di vivere. Insomma, un disastro, non si può andare avanti così. C’è bisogno di accelerare gli interventi”.