Trump ordina: uccidete Soleimani. Usa e Iran sull’orlo della guerra
L’ordine è partito da Trump: l’Iran perde in Iraq una delle sue figure simbolo.
Un raid statunitense sull’aeroporto di Bagdad ha ucciso il generale Qassem Soleimani, responsabile delle operazioni coperte di Teheran e uomo chiave del regime degli ayatollah. L’ordine di colpire è stato impartito direttamente dal presidente Trump: mai il confronto tra i due Paesi era arrivato a un punto di tensione così alta.
Intorno alla mezzanotte alcuni missili hanno distrutto un convoglio delle Pmu, le Forze di mobilitazione popolare irachene, che stavano accompagnando all’aeroporto una delegazione dei Guardiani della Rivoluzione di Teheran.
Incenerite le auto del convoglio
Due solo le auto completamente incenerite, in cui sono morti cinque esponenti del movimento iracheno e due iraniani. Tra le vittime, il leader delle Pmu Abu Mahdi Al-Muhandis, l’uomo che il 30 dicembre ha spronato la folla ad assaltare l’ambasciata americana. E soprattuto il generale Soleimani, un personaggio fondamentale nella storia recente del Medio Oriente: la sua morte è stata confermata dal Pentagono e da Teheran.
Soleimani, per Trump il nemico da abbattere
Soleimani era al comando delle brigate Qods, un’unità leggendaria che ha avuto un ruolo decisivo nei conflitti della regione. Ha animato la seconda fase dell’insurrezione anti-americana in Iraq. E ha armato hezbollah libanesi contro Israele, ha pilotato la repressione del regime di Damasco contro la rivolta.
Poi ha indirettamente collaborato con i suoi storici nemici americani per riuscire a sconfiggere lo Stato islamico. Più volte chiamato in causa come mente di attentati contro bersagli israeliani e statunitensi, era sempre sfuggito ai tentativi di eliminarlo o catturarlo: l’ultimo poche settimane fa.
Dal canto suo, Israele ha elevato lo stato di allerta dopo il raid americano che a Baghdad, in Iraq, ha portato all’uccisione del generale iraniano Qassen Soleimani. Come riporta The times of Israel, le piste da sci del monte Hermon, al confine israeliano con Siria e Libano, adesso sono chiuse al pubblico. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, in visita istituzionale in Grecia, potrebbe rientrare prima del tempo.
L’arroganza degli americani non ha più limiti ormai.Pensano di essere i padroni del mondo ai quali tutto è permesso!