Al gran galà del coronavirus l’Italia balla vestita da Arlecchino. Ma è anarchia, non autonomia
La regione Marche chiude le scuole, ma Palazzo Chigi impugna la decisione. Nella call-conference tra governo e governatori, il presidente della Lombardia si alza e se ne va in segno di protesta contro Conte. Due giorni fa è stato quello della Liguria, Toti, a bacchettare il rettore dell’università di Genova reo di aver disposto, solo soletto, la sospensione delle lezioni mentre ieri il campano De Luca ha energicamente strigliato i sindaci della sua regione per l’eccessivo numero di ordinanze fai da te. Benvenuti nell’Italia dell’autonomia e della sovranità a macchia di leopardo. Ci voleva il coronavirus per far capire a tutti quel che qualcuno aveva già intuito da tempo e cioè che da noi comandano in troppi e quindi non comanda nessuno. E che persino in caso d’emergenza non c’è un’autorità a decidere cosa fare e cosa no, ma una pletora di cacicchi, vassalli e valvassori.
L’autonomia regionale è un carnevale permanente
Abbiamo tecnicamente realizzato la prima e meglio riuscita Repubblica anarchica del mondo. In un eccesso di autostima, il legislatore dell’epoca (di sinistra) la chiamò autonomia. In realtà è una carnevalata permanente con l’Italia sempre agghindata nelle pezze di Arlecchino. Una sfilata di istituzioni in maschera che non si ferma neppure se sui territori imperversa il rischio epidemia. Anzi, l’emergenza aumenta la babele decisionale mentre tutt’intorno è un fiorire di “cabine di regia” e “centri di coordinamento” che in realtà non dirigono e non coordinano ma fanno solo perdere tempo.
L’emergenza virus dimostra che da noi non comanda più nessuno
In mezzo, anzi sotto, ci sono i cittadini sempre più spaesati dal chiassoso concerto di leggi, leggine, delibere e ordinanze sfornate senza sosta e nessuna pietà dagli arcigni custodi dell’autonomia. Oggi è l’epidemia domani saranno le misure per rianimare l’economia nazionale tramortita dalla mazzata del virus. Sembra già di sentirli i lombardi che ne vorranno di più per la Lombardia, i veneti per il Veneto, i marchigiani per le Marche. E sembra già di vederlo il governo cosiddetto nazionale (di destra o di sinistra, importa poco) mentre rincorre gli uni e gli altri armato (si fa per dire) di moral suasion. Insomma, il carnevale impazza, l’Italia muore.