Con il coronavirus si diffondono anche le fake news sul contagio: ecco le 5 balle da sbugiardare

24 Feb 2020 13:59 - di Lara Rastellino
coronavirus foto Ansa

Lodigiano e Padovano sono le nostre Wuhan. Da lì il coronavirus ha attecchito nel Nord d’Italia, clonando e diffondendo il virus cinese anche all’interno dei nostri confini. Sette sono le regioni attualmente in allarme: ma i decaloghi su prevenzione e misure di sicurezza piovono da ogni dove, ovunque. Con tutto il corollario di dicerie e credenze popolari che non fanno altro che esasperare i toni. E creare ulteriore panico. Come se l’isteria collettiva da contagio non fosse già abbastanza…

Coronavirus, con il virus si diffondono anche le fake news

Dunque, anche la comunicazione delle autorevoli informazioni sul coronavirus che ci arrivano da virologi, epidemiologi ed esperti di fama internazionale, deve faticare il doppio. Costringendo chi di dovere, prima a smentire balle palesi e fake news ordite ad arte, e poi ad informare correttamente. Con il risultato che ad oggi la mole della disinformazione è tanta e tale da dover correre ai ripari se si vuole evitare di diffondere allarmismo inutile e dannoso panico. A riguardo, allora, in un ampio e ed esaustivo servizio d’apertura, Il Giornale sul suo sito prova a sfatare falsi miti e credenze di recente invenzione.

Ecco tutte le balle in circolazione da sburgiardare

  1. L’origine del Covid-19 è assolutamente naturale. Non c’è nessun agente patogeno sfuggito malauguratamente o colpevolmente da un laboratorio segreto dietro il dilagare dell’epidemia e il suo estendersi oltre i confini della Cina. Detto ciò, conferma Il Giornale, a Wuhan – centro originario del contagio internazionale – «c’è un centro di ricerca su virus e batteri con il massimo livello di sicurezza (livello 4), ma il legame tra il coronavirus e questa struttura rimane finora del tutto infondato. Nonostante i rumor».
  2. Alla domanda su come ci si difende dal Covid-19 non bisogna aspettarsi nessuna risposta che implichi vaccini di ultima generazione già creati in laboratori miracolosi. Né – di contro – metodi casalinghi in grado di debellare la minaccia. Come scrive Il Giornale, dunque, fantomatiche cure o alternative miracolose «servono a poco. Se non a generare ulteriore disinformazione. Vale la pena seguire una serie di buone pratiche provenienti dalla stessa Oms, utili a ridurre il rischio di contagio». E dunque: evitare il contatto stretto con soggetti affetti da infezioni respiratorie acute. Lavarsi frequentemente le mani. Coprire colpi di tosse o starnuti con fazzoletti usa o getta. Evitare corse e folle al pronto soccorso.
  3. Il coronavirus non è paragonabile per pericolosità e tasso di mortalità alla peste o a un’epidemia di colera. Il vulnus della questione è semmai la gestione della diffusione pandemica del Covid 19. Dunque, tutti i provvedimenti speciali adottati nelle regioni dove il coronavirus si è diffuso, e il contagio continua a dilagare, come scrive il quotidiano diretto da Sallusti, «sono stati adottati non tanto perché il Covid-19 rappresenta la peste del XXI secolo. Quanto per limitarne la diffusione».
  4. Il rischio di complicanze pericolose aumenta con l’età. E questo è vero. Ma, nei decessi fin qui accertati l’età non è il prima causa, ma un aggravio ulteriore rispetto al dato di una patologia preesistente o di immunodepressione. In questi casi anche una influenza “arcinota” può complicar il quadro clinico di un paziente. Dunque, come scrive Il Giornale, «le persone sopra i 65 anni o con patologie preesistenti o immunodepresse erano già a rischio per l’influenza. Dunque ammalarsi di coroanvirus non implica la morte. Né un’esistenza segnata, visto che questo virus provoca nella maggioranza dei casi sintomi lievi o simil-influenzali».
  5. In ultimo, la mascherina: serve o non serve? Indossarla non evita il pericolo di contrarre la malattia. L’Oms, comunque, raccomanda il ricorso alla mascherina solo a chi sospetta di aver già contratto il Coronavirus. Oppure a chi si prende cura di una persona sospettata di essere affetta dall’infezione in circolazione. Alla fine della fiera, quindi, come scrive Il Giornale nel suo decalogo anti-fake, «l’uso della mascherina aiuta a limitare la diffusione del virus ma deve essere adottata insieme a tutte le altre misure di igiene respiratoria e delle mani».

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