Coronavirus, a Prato la comunità cinese chiede la quarantena. Ma riceve ascolto solo da FdI
Dare supporto alla comunità cinese di Prato che chiede di essere aiutata dalle istituzioni per mettere in campo misure efficaci a tutela della salute pubblica. È la richiesta di Fratelli d’Italia, che ha raccolto l’appello dell’associazione economica cinese in Italia “Wencheng” per realizzare una forma di auto-quarantena. A Prato, infatti, è la stessa popolazione cinese a rendersi conto che, in assenza dell’isolamento di chi torna dalla Cina, le misure previste dal governo per prevenire la diffusione del coronavirus rischiano di essere solo dei palliativi.
Il 90% dei cinesi di Prato viene da una città in isolamento
È stato in particolare il deputato fiorentino di FdI, Giovanni Donzelli, a farsi portavoce della richiesta. Che prende atto di un particolare fattore di rischio. “La città di Wenzhou, dalla quale proviene il 90% della comunità cinese che vive a Prato, è stata messa in isolamento”. “In queste ore, a detta della stessa comunità cinese di Prato, da quella città stanno rientrando in Italia centinaia di persone. Occorre dare il massimo sostegno alle amministrazioni locali, a cominciare dalla Regione Toscana, affinché possano fronteggiare immediatamente questa emergenza”, è stato l’appello di Donzelli. L’esponente di Fdi, quindi, a nome del suo partito, ha chiesto anche “una ulteriore informativa al governo sulla vicenda del coronavirus”.
L’appello di FdI: “La comunità cinese non sia lasciata sola”
“Prato vive una situazione particolare e le istituzioni locali – ha sottolineato Donzelli – devono affrontare una situazione di massima emergenza. Non è pensabile che la comunità cinese possa organizzarsi da sola con l’auto-isolamento. È necessario dare tutto il supporto economico e logistico perché stanno arrivando circa 400 persone da una zona che è divenuta focolaio.