Coronavirus, l’Africa fa paura: l’Uganda lascia in Cina 105 studenti. «Restate lì, da noi non ci sono le strutture»
Centocinque studenti universitari ugandesi sono bloccati a Wuhan centro dell’epidemia di coronavirus. Nel loro Paese, come in gran parte dell’Africa, mancano strutture sanitarie pubbliche in grado di fronteggiare il Covid-19. Il governo ugandese non manderà un aereo per il rimpatrio degli studenti. Lo riporta un servizio andato in onda su Tg3 (GUARDA VIDEO). Il motivo? Le autorità ugandesi spiegano che è molto costoso noleggiare un velivolo e poi non ci sono conoscenze e strutture per gestire un eventuale focolaio dell’infezione da coronavirus. Ai centocinque giovani saranno inviati 61mila dollari per il sostentamento.
La task force dell’Unione Africana
Intanto la task force dell’Unione Africana in collaborzione con l’Oms sta organizzando corsi di formazione per medici e infermieri per individuare casi sospetti alle frontiere. Nei giorni scorsi alcuni degli studenti rimasti isolati a Wuhan hanno lamentato il fatto che sono a corto di soldi, di cibo e di maschere protettive e hanno lanciato una campagna sui social media con l’hashtag #EvacuateUgandansInWuhan.
Coronavirus in Africa
Con il primo caso confermato in Egitto, il coronavirus ha colpito anche in Africa e ora, per prepararsi al rischio concreto di un’epidemia da Covid-19, i vertici politici e sanitari hanno istituito una task force continentale. La task force Africa, che raggruppa esperti di epidemie di vari Stati e collabora con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è coordinata da cinque Paesi – Senegal, Kenya, Marocco, Nigeria e Sudafrica – quelli maggiormente preparati ed equipaggiati. Il sito d’informazione cinese Cgtn Africa precisa che ha come mandato di supervisionare cinque grandi aree di sorveglianza. Screening ai punti di ingresso nel continente. Prevenzione delle infezioni e controllo delle strutture sanitarie. Diagnosi di laboratorio. Gestione clinica delle persone con grave infezione Covid-19. Comunicazione del rischio e coinvolgimento delle comunità.
Alto livello d’allerta
«Nei centri sanitari è alto il livello di allerta» ha detto al quotidiano britannico Guardian la direzione del Centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie. A maggior ragione dopo che l’Oms ha definito l’epidemia «una minaccia molto grave per il resto del mondo». Nel giro di una settimana è però triplicato – da 5 a 15 – il numero di Paesi africani che hanno fatto eseguire test di laboratorio a soggetti in quarantena e a quanti presentano sintomi sospetti.
A chi spetta il compito e la responsabilità nei confronti del nostro Paese, ma anche del resto d’Europa, di controllare se i clandestini sbarcati dalle ONG non siano portatori del coronavirus ( ma anche di altre malattie infettive ) !?
E chi controlla le centinaia che entrano attraverso i boschi del confine italo/sloveno a pochi chilometri da Trieste ?