Coronavirus, l’Africa sorvegliata speciale. Gli esperti: a rischio Egitto, Sudafrica ed Algeria
Il coronavirus è arrivato in Italia e l’allerta è al massimo. In Cina i casi sono in diminuzione e ora gli occhi sono tutti puntati all’estero. Adesso è fuori dalla Cina che i numeri potrebbero farsi più preoccupanti. Il caso più eclatante è quello della Corea del Sud, che fino a due giorni fa sembrava ai margini dell’epidemia. E invece nelle ultime ore le autorità di Seul hanno confermato addirittura cento nuovi casi, portando il totale a 204, secondo Paese per incidenza della malattia dopo la Cina. In Iran è salito a cinque il numero dei morti a causa del coronavirus, mentre sono 18 i casi confermati su 750 sospetti.
Coronavirus, occhi puntati sull’Africa
Ma la vera sorvegliata speciale però è l’Africa. Nei giorni scorsi si è verificato un primo caso nel continente nero, con il virus scoperto in un paziente ricoverato in Egitto. Il sistema sanitario egiziano è considerato molto affidabile, i suoi standard sono tra i più elevati nel continente ed in tutta la regione mediorientale. Ed infatti le autorità sanitarie de Il Cairo sono riusciti ad isolare il paziente e ad evitare altri contagi.
Il problema non può dirsi però superato. A spiegare il motivo è stata, con un’intervista su La Stampa, la ricercatrice italiana Vittoria Colizza. L’esperta specializzata in epidemiologia e operante a Parigi da settimane sta studiando con un team modelli matematici sulla diffusione del coronavirus.
La ricerca sulla diffusione
Nelle ricerche condotte fino ad adesso, è emerso in primo luogo che l’Africa è effettivamente esposta alla possibile diffusione del nuovo virus. L’unica buona notizia è che, secondo modelli matematici elaborati, i paesi più vulnerabili sono anche quelli più affidabili del continente a livello sanitario: l’Egitto, l’Algeria e il Sudafrica.
«Va detto che, fortunatamente, proprio i tre Stati sono, nel contesto del continente, tra quelli che meglio possono arginare il contagio», ha dichiarato infatti Vittoria Colizza.
E questo lo si è potuto appurare tramite alcuni parametri: «Consideriamo due indicatori: la capacità funzionale a livello sanitario, che valutiamo in particolare con i dati forniti dall’Oms – ha spiegato ancora Vittoria Colizza – E poi una vulnerabilità, che non è collegata direttamente alla sanità, ma a fattori più generali, come la stabilità economica e politica o la demografia».
I pericoli maggiori per alcuni Paesi
I modelli matematici hanno messo in evidenza il fatto che i maggiori pericoli sono per i tre paesi, ma non hanno escluso la possibilità di contagio anche per altre nazioni africane. E tra queste, come ha ancora sottolineato Vittoria Colizza, ce ne sono alcune che, per via di fattori sia politici che sociali e sanitari, non potrebbero offrire molte garanzie: «Si tratta – ha specificato la ricercatrice – di Nigeria, Etiopia, Sudan, Angola, Tanzania, Ghana e Kenya. In questi paesi sono presenti molte aziende cinesi, impegnate soprattutto nella costruzione di nuove infrastrutture o nelle attività commerciali. Secondo la studiosa italiana, occorrerebbe pensare da subito per l’Africa le stesse misure già varate in altre nazioni, a partire proprio dallo stop temporaneo dei voli verso il paese asiatico.