Egitto, arrestato studente dell’ateneo di Bologna. Il Cairo non ha imparato nulla dall’omicidio Regeni
L’Egitto non ha imparato nulla dall’omicidio Regeni. Le autorità giudiziarie egiziane hanno confermato ieri l’arresto dell’attivista Patrick George Zaky, studente del Master Gemma dell’Università di Bologna. Lo denuncia il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury. Scomparso per alcune ore all’arrivo al Cairo, si trova agli arresti nella città natale di al Mansoura, e rischia una detenzione prolungata e tortura, denuncia Noury.
L’attivista fermato giovedì in Egitto
Patrick George Zaky, fermato al suo arrivo al Cairo nella notte di giovedì, al suo arrivo dall’Italia, è un attivista per i diritti umani. Collaboratore dell’Iniziativa egiziana per i diritti della persona, con un grande interesse nelle persone Lgbt. Il mandato di cattura a suo carico risale almeno al 2019. Giovedì gli è stato notificato al suo arrivo al Cairo, è relativo a reati come informazioni false e incitamento alla sovversione contro il governo. Dopo un vuoto di informazioni di diverse ore, si è appreso solo da poche ore che è stato portato a Mansoura, la sua città natale, dove è in stato di arresto.
Il timore è che le indagini preliminari siano ancora in corso e che quindi la sua carcerazione possa essere estesa di 15 giorni in 15 giorni, per un lungo periodo di tempo. E’ una pratica comune in Egitto contro gli attivisti, alcuni dei quali sono in carcere dal 2017 in attesa della conclusione delle indagini. “La preoccupazione è che si tratti dell’ennesimo caso di persecuzione giudiziaria di un attivista per attività del tutto legittime”, ha dichiarato Noury, sollecitando le autorità italiane “a chiedere garanzie e informazioni se non altro perché Zaky studiava in Italia”. L’iniziativa egiziana per i diritti della persona è una importante ong per la difesa dei diritti civili che in questi anni si è espressa sul caso di Giulio Regeni.
Come si prevedeva, la Procura di Mansoura Sud ha ordinato che Patrick George Zaky sia trattenuto in custodia cautelare per 15 giorni. Lo studente è stato arrestato ieri al Cairo in base al procedimento numero 7245 del 2019 emesso contro di lui dalla stessa Procura. Lo riferisce sulla sua propria pagina Facebook la ong egiziana ‘”Egyptian center for economic and social rights’ (Ecesr). Tra le accuse contro lo studente, precisa la ong, anche quella di “istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione”.
Contro il giovane accuse false
Nell’interrogatorio davanti al pubblico ministero di Mansoura, contro Patrick George Zaki accuse “false”. E’ quanto denunciano i legali dello studente. Il rapporto di polizia, denunciano i legali, “racconta falsamente di un suo arresto ad un posto di blocco nella sua città natale, a seguito di un ordine emesso a settembre 2019”. I legali dello studente sottolineano che Patrick ha lasciato l’Egitto “nell’agosto del 2019” per iniziare i suoi studi in Italia e “questo è il suo primo ritorno fin da allora”.
Le accuse presentate fino a questo momento sono molte. “Pubblicazione di voci e false notizie che puntano a disturbare la pace sociale e fomentare il caos. Incitamento alla protesta senza il permesso delle autorità competenti allo scopo di minare l’autorità dello stato. Incitazione al rovesciamento dello Stato. Gestione di un account social media che mira a compromettere l’ordine sociale e la sicurezza pubblica. Incitamento a commettere violenze e al terrorismo”. L’Eipr chiede “l’immediata scarcerazione” di Patrick George Zaki. E che “finisca la continua persecuzione e alle detenzioni arbitrarie dei professionisti dei diritti umani, dei membri dei gruppi della società civile e dei giornalisti”. Dall’ottobre dello scorso anno, ricorda Eipr, le autorità hanno fermato sei membri della ong, anche per periodi di due giorni.
La frase riportata nell’articolo non è corretta: sono le associazioni per i diritti umani e i docenti progressisti che non hanno imparato nulla dall’assassinio del povero Regeni, mandato a morire in un Paese di spie dai professori britannici, sostenitori degli oppositori egiziani. In entrambi i casi non so fin dove si possa parlare di ingenuità e da che punto siano reali i sospetti su trame ordite da chi non si espone di persona.
Nei paesi musulmani la democrazia e’ solo apparente e questo e’ un fatto assodato. Pertanto chi si oppone, critica e porta scompiglio viene semplicemente messo a tacere. Chi si illude di voler combattere civilmente il sistema e’ un illuso. A casa loro fanno quello che vogliono. Le rivoluzioni riguardano il popolo. Ogni Nazione ha la sua storia di tiranni, carnefici ed eroi. Ci proclamiamo salvatori del mondo che lottano contro le ingiustizie e poi accettiamo con vergognosa ipocrisia che vengano perpetrati crimini di ogni sorta pur di non rinunciare al nostro benessere sociale. Di questo non si parla. Meglio la schiettezza di accettare la realta’ nuda e cruda o fare i finti buonisti per scaricare la propria coscienza?