Il libro di Roberto Menia riabilita il Senato sulle foibe dopo le mistificazioni targate Anpi
Meno male che c’è il libro di Roberto Menia. Nemmeno un giorno dal convegno dell’Anpi, che per dirla come il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa, è stato “un evento sconcertante, disinformativo e negazionista”, e le foibe ritornano ad essere protagoniste. Ma stavolta per denunciare un caso “sconcertante di memoricidio” o “di uso politico della storia”.
L’occasione è proprio la presentazione del libro di Roberto Menia, padre della legge sul “giorno del Ricordo”, dal titolo “10 febbraio dalle foibe all’esodo”, nella Sala Caduti di Nassirya del Senato con Ignazio La Russa, Emanuele Merlino, presidente del Comitato 10 febbraio, Marino Micich, direttore dell’Archivio Museo di Fiume, Giuseppe Sanzotta, direttore de “Gli Italiani”, Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2 e Marcello Veneziani.
La presentazione del libro di Menia
Ci va giù duro La Russa, spiegando di aver voluto anticipare le celebrazioni del 10 febbraio proprio per “annullare l’effetto devastante del convegno dell’Anpi“; un evento “talmente becero da scendere al livello della contabilità dei morti”. Accuse che però nascondono anche un rimpianto perchè “pensavo che agli inizi degli anni duemila si potesse dare vita a una memoria condivisa. Adesso vedo una grande marcia indietro soprattutto da chi non ha fatto il partigiano ma è dirigente dell’Anpi”. Un tema, quello della memoria condivisa, su cui insiste anche Marcello Veneziani che però va oltre nel denunciare: “Non soltanto c’è un rifiuto di una lettura condivisa ma addirittura assistiamo alla mancanza di rispetto anche di una memoria divisa. Un vero e proprio atto di monopolio della memoria”.
Sangiuliano: “Un’opera di ricucitura”
Monopolio da cui vuole fuggire proprio l’autore del libro, Roberto Menia. Che, ha spiegato, “non ha la pretesa di essere un testo storico ma un racconto delle tante storie che testimoniano anche dell’effetto che le foibe produssero, distruggendo un ambiente culturale e sociale di 2mila anni”. Racconto dei singoli eventi che per Sangiuliano ha un valore importante: “Questo libro ha il merito di aver cucito insieme le storie individuali. Un’operazione fondamentale perché la memoria di una Nazione si fonda proprio sul racconto dei singoli eventi”. E infine Emanuele Merlino, rilancia un interrogativo: “Se le foibe furono soltanto una reazione al fascismo, l’Anpi come si rapporta alle parole del presidente Mattarella che ha ammonito dal non correlare i crimini del Ventennio a quanto accadde agli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia soprattutto dopo il conflitto mondiale?”
Verità sulle FOIBE e disinformatio comunista, sempre e dovunque come il seguente esempio storico tratto dal libro di Luigi Battioni «Memorie senza tempo. Quando fondammo il MSI»:
«In quei mesi, capitavo spesso a Piazzale Loreto. E’ umano che, nel momento del pericolo, si resti attaccati ai propri ideali, ai propri pensieri, alla propria gente. Ci andavo come si va in una cattedrale, di solito verso sera. Fu così che un giorno di fine estate fui sorpreso dall’insolito movimento che animò la piazza. Arrivo di camionette inglesi, vigili urbani, sbattere di portiere. Vidi giungere dapprima il sindaco socialista di Milano, Antonio Greppi. Poi, a un certo punto, comparve l’inconfondibile figura di Churchill, con il suo faccione. Io ero lì, a non più di trenta metri. Greppi, ilare ed euforico, cominciò ad indicare all’illustre ospite le posizioni del Duce e dei vari gerarchi, sulla trave della pensilina del famoso distributore di benzina alla quale erano stati appesi. Una pantomima che si interruppe quasi subito, quando Churchill, buttato il sigaro, con un cenno si rivolse al suo seguito. Arrivarono dunque due soldati inglesi con una corona d’alloro. Lo statista inglese si avviò allora verso il punto esatto in cui era stato appeso il Duce, e vi depose la corona. Poi stette interminabili istanti ritto sull’attenti, la mano destra appoggiata al cuore. Greppi, che fino a quel momento si era addirittura prosternato verso di lui, era in enorme imbarazzo. Il giorno dopo la corona non c’era più. E fu dato ordine che la notizia dell’omaggio di Churchill a Mussolini fosse completamente ignorata dai giornali».