La festa di Sant’Agata di Catania, emblema della “Sovrana bellezza”
Dal 3 al 6 febbraio a Catania, si è celebrata, come ogni anno, la festa di Sant’Agata, patrona della città. Ne scrive con dovizia di particolari Susanna Donatella Campione, curatrice della rubrica Sovrana Bellezza, ospitata sul sito di Fratelli d’Italia.
“Il primo giorno – racconta Campione – è dedicato all’offerta delle candele; due carrozze settecentesche che appartenevano al Senato che governava la città e dodici candelore, ceri rappresentativi delle corporazioni e dei mestieri, vengono portate in corteo. La giornata si conclude con i giochi pirotecnici in Piazza Duomo che ricordano che la Santa, martirizzata sulla brace, vigila sul fuoco dell’Etna e sugli incendi”.
“Il 4 febbraio, che per i catanesi è il giorno più emozionante, la Santa incontra la cittadinanza. Già dall’alba i cittadini riempiono le strade indossando il tradizionale sacco, un camice di tela bianca lungo fino alla caviglia e stretto in vita da un cordoncino, un berretto di velluto nero, guanti bianchi e un fazzoletto bianco a pieghe. Questo abbigliamento riproduce quello indossato dai catanesi la notte in cui, nel 1126, corsero incontro a Gisliberto e Goselmo che riportarono a Catania da Costantinopoli le spoglie della Santa. Tre chiavi, conservate da tre persone diverse, il tesoriere, il cerimoniere e il priore del capitolo della Cattedrale aprono il cancello che protegge le reliquie nella cattedrale”.
Tre giorni di festeggiamenti
“Quando l’ultima chiave apre il cancello, il busto della Santa appare davanti ai fedeli ansiosi di vederla. Il busto tempestato di oro e pietre preziose viene issato su un fercolo d’argento, sul quale vengono poste le reliquie della Santa e inizia il giro lungo le vie della città”. Come riporta l’articolo per Sovrana Bellezza, “in cinquemila trainano il fercolo che con il pesante carico arriva a pesare trenta quintali. Il giro si conclude la notte quando la Santa ritorna nella cattedrale”.
“Il 5 febbraio sul fercolo i garofani bianchi della purezza sostituiscono i garofani rossi del martirio. Quindi, la Santa prosegue la sua processione. All’alba del 6 la Santa raggiunge via dei Crociferi dove saluta la città prima di chiudere i festeggiamenti. A notte inoltrata i fuochi d’artificio chiudono la festa”.
Nel 2002 la festa di Sant’Agata inserita dall’Unesco
Nel 2002 la festa di Sant’Agata è stata dichiarata dall’Unesco bene etno-antropologico patrimonio dell’umanità. I Santi “fanno parte di noi, della nostra storia nazionale. Ma anche di quella quotidiana perché ci conforta pensare di avere qualcuno che possa intercedere in nostro favore. Qualcuno che accorci la distanza tra noi e il trascendente. Qualcuno che comprenda le nostre debolezze. Insomma, assomigliarci e nello stesso tempo avere un potere speciale. La Sovrana Bellezza –conclude l’articolo di Susanna Campione – siamo noi”.