La ricamatrice di Winchester. L’ultimo romanzo di Tracy Chevalier nell’Inghilterra anni Trenta
La ricamatrice di Winchester (Neri Pozza) ci trasporta nell’Inghilterra degli anni Trenta. Violet, la protagonista, come tutte le eroine di Tracy Chevalier, è una donna fragile ma determinata. Una donna che nel corso della narrazione acquisisce una sempre maggiore consapevolezza di sé.
L’autrice riunisce anche in questo romanzo due pregi che l’hanno resa famosa agli occhi dei suoi tanti lettori: la capacità di far parlare le cose quotidiane in modo lirico, la descrizione della ribellione gentile da parte delle donne.
La ribellione di Violet avviene principalmente nei confronti di una madre opprimente e poco amorevole. La sua indipendenza è principalmente quella di una donna che vuole vivere del suo modesto lavoro e che rifiuta di sottomettersi al destino della classica zitella che abita con l’anziana madre. Da qui nasce un’altra ribellione, quella contro le convenzioni. Violet è una donna sola e per questo più esposta a maldicenze e pericoli in un’epoca in cui le donne vivono ancora sotto la tutela maschile. Tuttavia lei non intende rassegnarsi a sposare un qualunque pretendente pur di infrangere un destino di solitudine. Anzi, a volte si concede delle scappatelle solo a lei note e delle quali non si vergogna affatto.
Il ricamo come arte ed emancipazione
E’ in questo contesto che si inserisce il servizio del ricamo non come obbedienza a una tradizione femminile ma come possibilità di evoluzione. Violet infatti si fa accettare in una sorta di confraternita al femminile che si occupa con minuziosa perizia di ricamare i cuscini per i fedeli della famosa cattedrale di Winchester. Il ricamo le darà la possibilità di lasciare una traccia di sé nel futuro, pur non sposandosi, pur non diventando madre. Una scelta che risulterà appagante all’ombra delle secolari mura di una storica chiesa che si trasforma in microcosmo, un piccolo mondo rassicurante da dove l’azione parte e dove l’azione narrativa torna a concludersi.
Il ricamo non è più semplice passatempo dunque, ma via di riscatto. Non evasione ma occasione di crescita spirituale attraverso l’arte. Un tratto caratteristico dei romanzi di Tracy Chevalier che ha voluto a sua volta imparare a ricamare per descrivere meglio l’attività di Violet.
Prima di scrivere La ragazza con l’orecchino di perla (la cui protagonista, Griet, una Violet più giovane, è la cameriera e poi assistente del pittore Vermeer) si era iscritta a un corso di pittura. “Mi piace raccontare le storie di persone che creano cose. E per raccontarle bene imparo a fare ciò che fanno i miei protagonisti”, spiega Tracy Chevalier. Sempre per questo motivo a Murano sta ora imparando le tecniche dei vetrai: a Venezia infatti sarà ambientato il suo prossimo romanzo. Una storia incentrata sulla figura di Orsola Rosso, discendente di una famiglia di artigiani del vetro.