Maggiori diritti per il popolo delle partite Iva invece che criminalizzarli

10 Feb 2020 11:29 - di Michele Cotugno

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Ed anche il Governo gialloverde, non perde certo occasione di puntare il dito verso il popolo dei lavoratori autonomi, considerandoli erroneamente “grandi evasori”, omettendo che rappresentano quella parte produttiva del tessuto economico della nazione.

Dunque, piuttosto che elogiarli e premiarli benchè si danno da fare rischiando in proprio generando reddito e creando posti di lavoro, paradossalmente quasi li “criminalizza” pregiudicandoli. Di contro però si continua ad elargire denaro pubblico a iosa attraverso il tanto decantato “reddito di cittadinanza”, sebbene questo ad oggi, stando ai dati, pare non abbia prodotto occupazione alcuna, men che meno ricchezza/crescita economica. E forse il legislatore dimentica che la crisi morde ancora e tante, fin anche troppe, sono le imprese che quotidianamente chiudonola saracinesca.

La rivolta delle partite Iva

Lo fanno, vuoi perché sfinite da aliquote fiscali troppo alte ed insostenibili, vuoi a causa della sleale concorrenza da parte delle multinazionali che, pagando le tasse nei paradisi esteri anche europei (cosa assai strana che in un mercato unico con dovrebbe esistere)pur facendo affari/impresa nel nostro paese non fanno altro che sfinire le PMI nostrane. Ma cosa si aspetta ancora per porre maggioreattenzione e tuteleverso il popolo delle partite iva?

Ergo, o per una questione di equità sociale, in un paese in cui per ovvi motivi sono sempre più le persone che decidono di lavorare autonomamente piuttosto che alle dipendenze di altri, sarebbe cosa buona e giusta da fare quella di garantire a questi i medesimi trattamenti già garantiti ai lavoratori dipendenti?

I dubbi che non si è posto il legislatore

Ad esempio il legislatore, si è mai chiesto cosa accade quando un lavoratore autonomo si ammala?Non dovrebbe questo poter percepire un indennizzo per il numero di giorni che non ha potuto lavorare/produrre? E nel periodo prima e dopo la gravidanza, non si dovrebbe riconoscere un indennizzo economico a tutte le straordinarie donne lavoratrici autonome così da farle stare più tranquille e potersi dedicare alla prole, e magari di contro ottenere da queste una maggiore propensione a fare figli risolvendo così’ anche l’annosa questione che in Italia ci sono pochi nascituri?

Ed ancora, non sarebbe anche corretto prevedere un vero e proprio diritto ad una sorta di “sussidio economico di solidarietà”per un dato periodo, in caso di dismissione dell’attività? Per carità,tutti i detti diritti maturerebbero solo dopo un certo numero di anni di esercizio, a patto e condizione che il lavoratore autonomo non si trovi in posizione di difetto tanto con l’erario che con lente di previdenza. E sia chiaro, mai nemmeno a pensare che perseguire gli evasori sia un errore, come non è inasprire le pene per chi evade.

Pertanto giusto perseguire evasori ed inasprire le pene, ma attenzione però a non faredi tutta l’erba un unico fascio altrimenti l’errata considerazione potrebbe divenire null’altro che una perfetta “alibi” che, per assurdo, potrebbe giustificare la privazione di tutti quei diritti essenziali nei confronti dei contribuenti quali i lavoratori autonomi sono. Ed allora, stante al fatto che abuoni intenditori bastano poche parole, non resta che attendere che quanto esposto venga tradotto presto in realtà e, soprattutto, che non lo si ignori facendolo rimanere pura utopia.

 

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