Mollicone (FdI): “Mi auguro che stasera a Sanremo Amadeus ricordi le Foibe”
“Stasera sarò in platea di Sanremo per la sua natura nazionalpopolare. Ma riconosco che questa edizione sarà sicuramente ricordata – fatti salvi gli ascolti, per cui vanno i nostri complimenti all’azienda – per essere stata il Festival dalla musica piú “vintage”. Dallo stile di Teche Rai, con una “sinfonia” di note positive come Fiorello e molte note stonate, come il monologo di Jebreal che ha presentato dati sbagliati sulla violenza di genere, il solito Benigni, il rap sessista di Cally. Mentre incuriosisce quello ermetico di Rancore, e la trasgressione banale di Achille Lauro. Lanciamo un appello ad Amadeus affinché possa ricordare il 10 febbraio, Giorno del Ricordo, sul palco, attraverso magari una strofa di “1947” di Sergio Endrigo, grandissimo cantante italiano ed esule istriano”. Cosí il commissario di Vigilanza Rai, deputato FdI Federico Mollicone, chiede alla Rai di evocare il Giorno del Ricordo del 10 febbraio. Come si comportanno stasera i responsabili del festival per conto della Rai sulle Foibe?
Foibe, la figlia di Endrigo ci spera…
La figlia di Sergio Endrigo plaude e si associa all’appello di Federico Mollicone di Fdi che ha chiesto ad Amadeus di non dimenticare il giorno del Ricordo a Sanremo con una strofa di ‘1947’ di Endrigo. “E’ una idea bellissima – dice Claudia Endrigo all’Adnkronos -. Sarebbe davvero stupendo”.
La figlia del cantautore scomparso nel 2005 riflette sull’attualità della canzone del padre: “1947 è valida ieri come oggi. Ancora oggi tante persone sono costrette a fuggire da realtà di guerra. E’ un testo di estrema attualità perché non è cambiato niente da allora. Persone costrette a dovere scappare da Paesi in guerra, sradicati da tutto e tutti. Papà all’epoca la scrisse pensando più alle persone grandi, ai vecchi, però questo pensiero è incredibile perché 1947 è una canzone che ancora oggi si può rivolgere a tutte le persone che, ieri come allora, scappano da situazioni estreme. Allora sono scappati dalla dittatura, da un regime dove non si poteva stare”.
Chi avrebbe mai detto che gli eredi di Nilla Pizzi e Luciano Taioli, sarebbero stati i compagni. Ebbene SI, anche quest’anno il convitato di pietra del’ex Festival è stato il COMUNISMO , ben rappresentato dal rosso mucchio selvaggio, i soliti personaggi con l’aggiunta delle nuove leve, che probabilmente non sono maggioranza in tutto il Paese ma che con il loro carro di Tespi, si spostano da una elezione all’altra, da uno sbarco all’altro, da un evento all’altro per ricordarti, nel 2020, che solo il bolscevismo può darti la felicità, che la destra è per antonomasia fascista e altre sciocchezze del genere. Una minoranza di imbonitori, comici da strapazzo, fannulloni di stato e non, messi lì da un governicchio di azzeccagarbugli , per la gioia dei loro sostenitori, il popolo della sinistra che impugnando vuoi un ulivo, vuoi una sardina, attende da 70 anni che passi la carrozza di pinocchio per il Paese dei Balocchi.