Pio XII e gli ebrei, tolti i sigilli all’Archivio segreto vaticano: è già fila di studiosi da tutto il mondo
Finalmente sapremo la verità sul mistero storico del cosiddetto “silenzio” di Pio XII sulla Shoah e la persecuzione degli ebrei. «La Chiesa non ha paura della storia, ma affronta la valutazione degli studiosi con la certezza che sia compresa la natura del suo operato». Così il cardinale Josè Tolentino de Mendonca, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, ha presentato in una conferenza stampa l’apertura degli Archivi vaticani sul pontificato di Pio XII. «Mettendo a disposizione degli studiosi questo ‘corpus’ di documenti – ha detto -, la Chiesa segue una linea di secolare condivisione con gli studiosi senza preclusioni ideologiche, di fede o nazionalità. Tutti sono benvenuti».
Verranno tolti il 2 marzo i sigilli dell’Archivio segreto della Santa Sede (oggi, per volontà di Papa Francesco, si chiama “Archivio apostolico”) sul controverso pontificato di Papa Pio XII, dal 1939 al 1958, che ha attraversato gli ultimi anni del regime fascista in Italia, del nazismo in Germania, la seconda guerra mondiale e la tragedia della Shoah.
I motivi della polemica
«Noi crediamo che i documenti nuovi che si aprono in diversi archivi della Santa Sede siano in grado di chiarire meglio, approfondire e contestualizzare diversi aspetti del pontificato”. ha risposto ai giornalisti il prefetto dell’Archivio apostolico vaticano, mons. Sergio Pagano. E alla domanda se cadrà anche qualche ‘leggenda nera’ ha replicato: “Speriamo di sì. Può darsi che ci sia del fumo. Noi abbiamo lavorato perché coi nuovi documenti il fumo si diradi».
La polemica sul “silenzio” di Pio XII risale a molti anni fa. Secondo gli accusatori di Papa Pacelli, la Santa Sede non avrebbe fatto tutto il possibile per fermare la Shoah. Soprattutto in occasione della deportazione degli ebrei romani nell’ottobre del 1943. Si porta a sostegno di questa tesi anche il fatto che Pio XII non condannò pubblicamente il nazismo. Da parte cattolica si risponde ricordando che la Chiesa pacelliana salvò migliaia di ebrei dai campi di sterminio. E che il “silenzio” fu in realtà un espediente necessario a coprire l’opera riservata del Vaticano in favore della comunità israelitica in Italia. Con Roma occupata dai tedeschi, le azioni della Santa Sede dovevano essere necessariamente coperte dalla massima prudenza.
«Ci sarà anche chi vorrà fare lo scoop»
Ora i documenti che emergeranno potranno finalmente permettere di capire quali margini effettivi di azione aveva il Papa. Il prefetto dell’Archivio sorride ironico, se gli si chiede quando potrebbe uscire la prima opera fondata sulla nuova documentazione: «Temo presto, perché ci saranno purtroppo alcuni studiosi poco preparati che vogliono fare uno “scoop” e vengono in Archivio per farsi passare come scopritori, magari di qualcosa che somiglia dell’acqua calda. Uno studioso serio, però, dovrà preventivare perlomeno dieci anni di studio».
C’è già la fila degli studiosi: «Per ora abbiamo centocinquanta richieste, prevediamo un anno di lavoro molto pesante…Tenete conto che abbiamo 60 posti al giorno e circa due terzi sono ricercatori che fanno richiesta per altre epoche storiche, noi dobbiamo rendere servizio a tutti gli storici e non possiamo privilegiare nessun papato». Cadrà la «leggenda nera»? «Speriamo di sì. Noi lasciamo il giudizio agli storici. Qualche studioso ha detto che le leggende su Pio XII non sono né bianche né nere, ma grigie. Può darsi che ci sia del fumo. Noi abbiamo lavorato perché con i nuovi documenti il fumo si diradi» .