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Prescrizione, la Meloni sfida Renzi: «Speriamo che il suo altolà non sia un penultimatum»

Politica - di Michele Pezza - 3 Febbraio 2020 - AGGIORNATO 3 Febbraio 2020 alle 19:05

L’ultimatum lanciato da Matteo Renzi sulla prescrizione accende l’interesse dell’opposizione. «Spero che vada fino in fondo», esorta Giorgia Meloni dagli studi di Sky Tg24. Il problema è solo di merito: «Non ho alcuna simpatia per il fenomeno Renzi – premette la leader di FdI -, però penso che questa norma così fatta, in assenza di qualunque provvedimento sui tempi dei processi, devasta lo stato di diritto».

L’ex-premier: «Sulla prescrizione pronti a votare no»

L’interesse della Meloni per la sortita del leader di Italia Viva è più che fondato. Sulla prescrizione il Conte bis rischia davvero di farsi male. Se il premier non media, il rischio che i renziani votino con il centrodestra l’emendamento del forzista Costa, soppressivo del testo Bonafede, è concretissimo. L’appuntamento in aula è fissato al 24 di febbraio. Prima, però, c’è un’altra mina da disinnescare: il decreto milleproproghe. Lì, infatti, c’è un altro emendamento, prima firmataria la renziana Lucia Annibali, che sposta di un anno l’entrata in vigore della riforma (in realtà in vigore dal 1° gennaio). Una doppia trappola: o l’abolizione della prescrizione si sposta più in là nel tempo o è cancellata dalla convergenza tra Iv e centrodestra. Renzi è stato chiaro: «Senza di noi non c’è più maggioranza al Senato».

Mezzo Pd fa sponda al leader di Iv

La palla ora è nella metà campo di Conte. E del Pd, il vero bersaglio di Iv. Non stupisce perciò che le reazioni più preoccupate arrivino proprio dal partito di Zingaretti. E prendono tutte di mira Bonafede. «Stupisce che il ministro non si renda conto che la sua posizione è del tutto insostenibile», attacca il deputato Stefano Ceccanti. Che ha buon gioco nel puntualizzare che lo stop alla prescrizione dopo il primo grado è stato votato da Salvini al tempo del Conte 1. Mentre le forze che oggi governano col M5S avevano presentato una pregiudiziale di costituzionalità. «Possibile – ironizza Ceccanti – che non si renda conto che lui è rimasto al suo posto ma che la maggioranza è cambiata?». Ancora più esplicito il vicecapogruppo al Senato Dario Stefano: «Bonafede si deve arrendere alla realtà».

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C'è un commento:

  1. Giovanni ha detto:

    Basta che bonafede inserisca le specifiche di Gratteri e il piatto è fatto, a chi non piace la riforma sulla prescrizione al primo grado tra l’altro esclusiva italiana non resterà che ammettere di aver sbagliato.

di Michele Pezza - 3 Febbraio 2020