Africa, è allarme: i contagi di coronavirus sono in aumento. Dodici gli Stati già coinvolti
L’Africa trema. L’aumento dei casi di contagio da nuovo coronavirus nell’ultima settimana in Africa, soprattutto nell’area sub-sahariana, solleva preoccupazioni. Finora 135 casi di contagio sono stati confermati in 12 Paesi africani, di cui otto nella regione sub-sahariana. Come riporta l’Agenzia Nova, secondo le stime aggiornate dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e della piattaforma online di monitoraggio Covid19-Africa, il numero più alto di casi è stato registrato in Egitto (60), seguito da Algeria (20), Sudafrica (17), Tunisia (sette), Marocco (sei), Senegal (cinque), Camerun, Burkina Faso, Nigeria (due ciascuno), Togo, Repubblica democratica del Congo e Costa d’Avorio (uno ciascuno), per un totale di 135 casi positivi, tre decessi (in Egitto, Marocco e Algeria) e 45 guariti.
Africa, primo contagio a trasmissione locale
Si tratta per la grande maggioranza di episodi legati a casi di contagio con italiani o persone che sono di recente rientrate da paesi con focolai (Cina, Corea del Sud, Italia del nord, Francia o Iran). Ma è notizia di oggi che le autorità del Sudafrica – il paese più colpito – hanno confermato il primo caso di trasmissione locale di coronavirus. Un uomo di 32 anni contagiato dopo essere entrato in contatto con un uomo d’affari cinese.
Come reagisce l’Africa al virus
Finora le autorità dei paesi africani colpiti hanno adottato diverse misure nel tentativo di contenere la diffusione dei contagi. Sebbene non abbia finora raggiunto livelli tali da decretare lo stato di emergenza, ha fatto registrare una curva di incremento importante. Dopo aver isolato un totale di circa 150 persone considerate a rischio per possibile contatto con i due casi confermati, la Nigeria ha sospeso per due settimane le attività del parlamento. E ha istituito un comitato ad hoc per coordinare la risposta all’epidemia. Il presidente Muhammadu Buhari, da parte sua, ha esortato i nigeriani a “non farsi prendere dal panico”, sostenendo che “un allarme eccessivo causerebbe più danni che benefici”. Buhari ha quindi invitato i cittadini nigeriani a fidarsi solo delle informazioni fornite dal governo e dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e a seguire i loro consigli per impedire la trasmissione del virus.
Sudafrica, rimpatrio dei cittadini a Wuhan
Il Sudafrica, il paese più colpito dell’Africa sub-sahariana, ha risposto con urgenza alla richiesta di rimpatrio dei concittadini residenti a Wuhan, la città cinese dove si è sviluppato il primo focolaio di coronavirus. Il presidente Cyril Ramaphosa ha presenziato martedì scorso all’aeroporto di Pretoria alla partenza del volo per Wuhan che rimpatrierà 122 persone. Parte di un gruppo originario di 180 sudafricani che hanno espresso la volontà di rientrare. Il rientro dell’aereo, la cui missione costerà circa 1,6 milioni di dollari al governo di Pretoria, è previsto per oggi.
Sospesi i voli dalle destinazioni a rischio
In generale, i singoli paesi africani hanno provveduto alla sospensione di quasi tutti i voli diretti e provenienti dalle destinazioni a rischio. Lo scorso 28 febbraio l’Alta corte di Nairobi, in Kenya, ha ordinato la sospensione di tutti i voli da e per la Cina. Mentre a marzo tale misura è stata applicata a tutti i voli della compagnia Kenya Airways provenienti da destinazioni del nord Italia. In particolare Verona e Milano. La stessa compagnia ieri ha disposto la cancellazione dei voli da e per Roma e Ginevra.
Africa, forti perdite economiche
Aggiungendo così un altro tassello alla lunga lista di compagnie aeree africane che nelle ultime due settimane hanno sospeso i voli da e per la Cina con perdite per mancati introiti stimate dal vicepresidente dell’Associazione internazionale del trasporto aereo (Iata) Raphael Kuuchi in 400 milioni di dollari. Un duro colpo per le compagnie aeree africane, che già lo scorso anno hanno registrato perdite per 100 milioni di dollari. E ne rischiano altre a causa dell’emergenza sanitaria.
Kenya, un centro di quarantena a Nairobi
Il Kenya ha inoltre aperto un centro di quarantena nella capitale Nairobi per sospetti casi di coronavirus. La struttura, secondo quanto riferiscono i media locali, è stata aperta all’interno dell’ospedale distrettuale di Mbagathi. Dispone di 120 posti letto nei reparti di isolamento e di un’unità di terapia intensiva. Ed è completamente separata dal resto dell’ospedale per garantire un contatto limitato con i casi sospetti. I funzionari sanitari stanno inoltre distribuendo mascherine, letti e termometri come parte delle misure per prevenire la diffusione del virus nel paese.
Il Congo poco strutturato
Meno strutturata appare la risposta all’emergenza nella Repubblica del Congo, la cui capitale Brazzaville dista pochi chilometri da Kinshasa. Terza città più popolosa del continente dove è stato di recente registrato un caso. Qui la prevenzione è affidata ad un team di circa 50 persone formate dall’Oms. Il team ogni due giorni verifica lo stato di salute delle persone confinate nelle loro case durante i 14 giorni di possibile incubazione del coronavirus. Per compensare la mancanza di infrastrutture, l’ambasciata cinese ha proposto la fornitura di posti adeguati a Pointe-Noire e Brazzaville per le quarantene dei suoi cittadini. Mentre le autorità hanno messo in atto misure di contenimento per i viaggiatori provenienti dalla Cina e da tutte le destinazioni a rischio.
Burkina Faso e Costa d’Avorio: poche misure
Non ancora troppo strutturata risulta la risposta all’emergenza messa in campo dalle autorità di Burkina Faso e Costa d’Avorio. Paesi che ospitano una grande comunità francese e hanno relazioni quotidiane con la Francia. Finora non sono state prese particolari precauzioni contro il contagio e in entrambi i paesi africani sono in vigore semplici raccomandazioni alla responsabilità, con controlli della temperatura per chi proviene da paesi con focolai e l’invito ad autoisolarsi per 14 giorni.
Preoccupazioni crescenti
Secondo un’analisi fatta dall’Istituto di studi sulla sicurezza di Pretoria (Iss Africa), la maggiore inquietudine è legata a motivi economici. Gli esperti prevedono, infatti, effetti di lunga durata sulle economie dei paesi che hanno un’elevata dipendenza dalle esportazioni di materie prime verso la Cina. Gravate peraltro da un forte debito pubblico e da diverse altre criticità. Negli ultimi 15 giorni le valute africane sono state oggetto di vendite, a partire dal rand sudafricano, che con la repentina diminuzione della domanda cinese, il crollo dei prezzi delle materie prime e la fuga di capitali stranieri si è notevolmente indebolito, arrivando a perdere il 5 per cento rispetto al dollaro.
Ricerca, arriva un kit di test
Una buona notizia è tuttavia da segnalare sul fronte della ricerca. Grazie ad un laboratorio specializzato di Dakar, DiaTropix, presto potrebbe essere disponibile un kit di test per coronavirus capace di diagnosticare il Covid-19 in soli 10 minuti. Il progetto, secondo quanto riferisce il sito web di settore “DevEx”, è frutto di una collaborazione tra la società biotecnologica britannica Mologic e l’Institut Pasteur (istituto specializzato nella ricerca scientifica) di Dakar ed è sovvenzionato dal governo britannico. Si prevede infatti che il laboratorio sarà in grado di produrre circa 2 milioni di kit all’anno che saranno distribuiti in tutto il continente a partire da giugno. In collaborazione con l’Istituto Pasteur di Dakar, la produzione dei kit avverrà presso la nuova struttura di Dakar.
…aumentiamo i porti disponibili agli sbarchi ; è un modo di solidarizzare con i nostri fratelli africani che verranno accolti nello stato europeo più colpito dal virus…
Se e quando ESPLODERA’ sarà da vero spavento. Spero vivamente che il grande apostata non cominci a strillare perché invece di accogliere dovevano spingere perché si ORGANIZZASSERO LA’, ORGANIZZARE L’AFRICA non accogliere!!!! Capito preti e compagni, ci arrivate? O è un concetto troppo ardito?
Questa è una notizia terribile . Innanzitutto perché noi, grazie ai buonisti ad oltranza, siamo tra i più esposti. Eppoi perché il coronavirus potrebbe non soccombere nemmeno in estate. Infatti credo che le temperature africane di questi tempi siano vicine a quelle che da noi di registrano in estate.