Bergamo, le drammatiche testimonianze dei preti: «Benediciamo i malati, giriamo come zombie»
Insieme a medici, infermieri e personale parasanitario nelle corsie degli ospedali tra i pazienti di terapia intensiva arrivano anche i preti. Arrivano nelle corsie per benedire i malati intubati malati di coronavirus. A Bergamo il coronavirus ha colpito più che altrove. «Muniti di mascherina, cuffia, guanti, camice e para-occhiali – racconta all’Adnkronos don Claudio del Monte, sacerdote della Malpensata – noi sacerdoti giriamo nei reparti come zombie».
Il racconto dei preti
I racconti sono descrizioni di situazioni lancinanti. «Ovviamente – dice il sacerdote di Bergamo – non possiamo toccare malati e persone che stanno morendo. Si sta a distanza di un metro senza un contatto diretto. Si recita una preghiera ma così distanti spesso gli anziani intubati non riescono nemmeno a capire che si dice. E non vedono nemmeno il volto del prete avvolto da mascherina col filtro davanti. Chi poi come me ha gli occhiali, e sopra anche un parrocchiali, spesso si appannano. E a quel punto non riesci nemmeno a vedere i connotati dei malati».
«Portiamo conforto con la fede»
Tra i malati di Covid-19 non ci sono solo anziani. «In terapia intensiva vedo anche 40-50enni. Ma spesso sono a pancia in giù perché la ventilazione raggiunge alveoli che diversamente non sarebbero raggiunti». Il suo pensiero va anche al personale che nei reparti fa le pulizie. Personale che si occupa di cambiare i malati: «Di loro si parla un po’ meno ma fanno un grande lavoro rischiando in prima persona». Anche don Carlo Nava , sacerdote del Sacro Cuore, ogni giorno conforta malati in quarantena al telefono: «Siamo di fronte ad una minaccia, ci rendiamo partecipi di ansie, preoccupazioni, cercando di portare il conforto della fede». Don Claudio quando ancora la situazione non era così grave, mettendo a frutto i suoi studi in chimica, ha prodotto anche un gel igienizzante a base di alcool per i fedeli. Ne ho distribuito tantissime boccette per i fedeli che entravano nelle chiese ma ora, anche se rimangono aperte, di fedeli se ne vedono pochi ed è bene che sia così».