Coronavirus, Burioni: «Lo tsunami sta per arrivare. I positivi senza sintomi sono il cuore del problema»
Coronavirus, c’è ancora chi lo prende sotto gamba. E allora, il virologo Roberto Burioni, tra i primi a lanciare la”allarme sulla pericolosità dell’epidemia da Covid 19, spiega e replica anche sui social. «Guardi bene, lo tsunami sta per arrivare quindi stia ben tappato in casa, perché non sono certo che le rianimazioni nel resto dell’Italia siano quelle della Lombardia». Il post appena citato è la risposta del professore a un utente che su Twitter gli scrive: «Prof @RobertoBurioni però sembra impossibile utilizzare la stessa strategia in tutta Italia. Siamo in quarantena, capisco il disastro in Lombardia, ma non possiamo stare in riva al mare aspettando lo tsunami altrove».
Coronavirus, Burioni: «Lo tsunami sta per arrivare»
Come agire sulla paura per raggiungere un obiettivo: la salute dei singoli e della collettività
E allora, come continuare a non comprendere fino in fondo? A sottovalutare una situazione drammatica che continua a peggiorare? Eppure, se è vero che, come scrive sempre Burioni, introducendo un focus sulla paura, pubblicato sulla pagina Facebook “Medical Facts“, «l’emergenza Covid-19 influisce sui nostri comportamenti, a volte in maniera del tutto irrazionale». Se è vero che la maggioranza degli italiani si è chiusa in casa. E hanno colpito le immagini della metro o della Collinetta di Milano piene di gente. Capire «quali sono i nostri pensieri. Le nostre emozioni e le nostre azioni, in una parola il nostro comportamento, in questo drammatico frangente nell’emergenza coronavirus – spiega Paolo Moderato, docente di psicologia dello Iulm di Milano – aiuta a prevedere i nostri comportamenti e a porre in essere procedure per modificarli. In funzione di un obiettivo condiviso: la salute dei singoli e della collettività». Ma a giudicare dai risultati dei controlli. Dalle denunce e dai fermi, il lavoro da fare è ancora tanto…
il cuore del problema è la mancanza di risorse per la sanità nazionale:
– sia di strutture specializzate (rianimazione)
– che non specializzate (numero di ospedali/posti letto)
– che di risorse umane (medici ed infermieri)
dobbiamo tornare ad essere un faro, un esempio (come lo eravamo prima dei tagli indiscriminati)
cioè tutti quelli che stanno bene sono il problemaa???
ma dico, c’è qualcosa che non va in quest’ottica, forse sarebbe il caso di concentrare gli sforzi anche e soprattutto nella ricerca di farmaci (alcuni sono promettenti) e soprattutto nella ricerca di altri posti letto e di rianimazione (perché questo, si, è il cuore del problema, i pochi, pochissimi posti per rianimazione rispetto alla popolazione!!!) cominciando a requisire e riorganizzare strutture inutilizzate o private
ad es. a Roma il Forlanini!
Cosa facciamo se il pericolo dovesse durare altre 3, 4 6 mesi continuiamo a chiudere allontanare e basta???
ci vogliono maggiori strutture specializzate (e non) ci vogliono molti più investimenti (pubblici) per la sanità nazionale, questo è il cuore del problema!!!