Coronavirus, decessi in calo ma salgono i contagi: + 3815. Brusaferro: ora caccia ai positivi

29 Mar 2020 19:15 - di Redazione
emergenza coronavirus foto Ansa

Coronavirus, anche il bollettino odierno fornito dalla Protezione civile è un bilancio di guerra. I numeri, certo, migliorano. E i dati odierni sono «positivi», sottolineano gli addetti ai lavori. Ma il bilancio è sempre drammatico. Sono 10.779 i morti in Italia per coronavirus. Nelle ultime 24 ore sono stati 756 i decessi. I dati sono stati forniti, come è ormai consuetudine, da Angelo Borrelli, capo dipartimento della Protezione Civile. Accompagnato nella conferenza stampa di rito dal professor Luca Richeldi, specializzato in Pneumologia e Malattie Respiratorie. I guariti in totale sono 13.030 (+646). I casi attualmente positivi sono 73.880 (+3815). In isolamento domiciliare 42.588 persone, 27.386 sono ricoverate con sintomi e 3906 (+50) in terapia intensiva.

Emergenza coronavirus, 73.880 i malati. Decessi in calo, ma risale il numero dei contagi

Dunque, in Italia sono registrati 97.689 casi. Oggi le persone che si aggiungono alla lista di chi è uscito dall’incubo del contagio si aggiorna ad altri 646 guariti. I morti sono 10.779, dunque 756 più di ieri. Dunque, sia Borrelli che il professor Richeldi concordano sul fatto che le misure prese non sono erano necessarie, ma si stanno rivelando anche efficaci. A questa considerazione, però, si deve aggiungere però il continuo gap delle mascherine che, il capo della protezione civile ha augurato, «spero si riduca il prima possibile». Speice con l’aumento di produzione e distribuzione delle fatidici kit di protezione. Mentre, sul fronte della distribuzione di ventilatori, ha confermato Borrelli, quella di ieri è stata una giornata importante.

E sui rilievi dell’ultimo fine settimana…

Per quanto riguarda invece i dati su contagi, guarigioni e decessi, il professor Richeldi si è soffermato sui rilievi dell’ultimo fine settimana. Quando, ha spiegato lo pneumologo, «abbiamo registrato un calo nel numero dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva. Si tratta di un dato molto importante», ha ribadito il direttore dell’Unità di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma, intervenuto oggi alla Conferenza stampa alla Protezione Civile. L’esperto ha però sottolineato che «si tratta di una battaglia molto lunga». E che «dobbiamo essere rigorosi nel rispetto delle misure. Non dobbiamo abbassare la guardia».

Ecco i dati ufficiali regione per regione della Protezione civile

Presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile proseguono i lavori del Comitato Operativo al fine di assicurare il coordinamento degli interventi delle componenti e delle strutture operative del Servizio Nazionale della protezione civile. Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del Coronavirus sul territorio nazionale, al momento 73.880 persone risultano positive al virus. Ad oggi, in Italia sono stati 97.689 i casi totali. Nel dettaglio: i casi attualmente positivi sono 25.392 in Lombardia, 10.535 in Emilia-Romagna, 7.251 in Veneto, 7.268 in Piemonte, 3.160 nelle Marche, 3.786 in Toscana, 2.279 in Liguria, 2.362 nel Lazio, 1.556 in Campania, 1.293 nella Provincia autonoma di Trento, 1.432 in Puglia, 1.141 in Friuli Venezia Giulia, 1.034 nella Provincia autonoma di Bolzano, 1.330 in Sicilia, 1.169 in Abruzzo, 897 in Umbria, 539 in Valle d’Aosta, 582 in Sardegna, 577 in Calabria, 197 in Basilicata e 100 in Molise. Sono 13.030 le persone guarite. I deceduti sono 10.779, ma questo numero potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.

Il professor Brusaferro, presidente Iss ospite dall’Annunziata

E solo qualche ora prima della conferenza stampa della Protezione civile, il professor Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, intervenuto a Mezz’ora in più, su Rai 3, aveva dichiarato: «Ci troviamo in una fase vicina al picco. La sfida oggi è individuare le persone prima che arrivino in ospedale. Dunque intercettando i paucisintomatici e i positivi», ha precisato l’esperto. Poi, ha aggiunto, «le politiche di popolazione vanno tarate sugli strumenti che possediamo. In questa seconda fase, una volta che venga superata l’onda che ha portato all’impegno delle strutture ospedaliere, l’attenzione è importante a livello del territorio. Per questo la sfida resta sempre quella di intercettare il più precocemente possibile i paucisintomatici e i sintomatici».

«La sfida oggi è individuare le persone prima che arrivino in ospedale»

«Fin dall’inizio l’indicazione era quella di tracciare i contatti», sottolinea il presidente Iss. «In alcuni contesti però la situazione ha focalizzato l’attenzione alla parte ospedaliera, che è entrata in difficoltà». «Il modello di Vo’ euganeo, con i test su tutta la popolazione, è molto interessante, prezioso dal punto di vista epidemiologico», ha spiegato Brusaferro. Ma è «relativo a una popolazione numericamente limitata». Certo, ha concluso il presidente dell’Iss, «occorre tener conto del tema della disponibilità relativamente limitata dei test». Anche se, «in un prossimo futuro, grazie alle tecnologie che si stanno sviluppando, potremmo immaginare di avere strumenti più numerosi e rapidi da punto di vista diagnostico».

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