Coronavirus, Lombardia “sigillata”: vietato entrare e uscire. Fontana: “A Roma non ci credevano…”
Coronavirus, la nuova bozza del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri ha avuto un parto travagliato. Una fuga di notizie che ha fatto infuriare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «E’ necessario chiarire quel che è successo, una cosa inaccettabile: un dpcm, che stavamo formando a livello di governo per regolamentare le nuove misure che entrano in vigore subito, lo abbiamo letto su tutti i giornali. Ne va della correttezza dell’operato del governo e della sicurezza degli italiani”. “Un infortunio che non ha fatto bene ai cittadini”, ha sottolineato. “Questa pubblicazione ha creato incertezza, insicurezza, confusione e non lo possiamo accettare”.
Coronavirus, 14 le province “chiuse”
E poi il premier ha descritto i singoli punti. Intanto sono 14, e non le 11 indicate dalla bozza del dpcm, le province interessate dalle misure urgenti per contenere il coronavirus, oltre alla Lombardia. Si tratta di Modena, Parma, Piacenza,Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia. “In questi luoghi si applicano misure più rigorose”, ha detto Conte. “Si raccomanda di limitare la mobilità al di fuori dei propri luoghi di dimora abituale ai casi strettamente necessari”.
Coronavirus, la polizia vigilerà sui movimenti
Elencando le misure del Dpcm, “a chi ha sintomatologia con febbre maggiore di 37,5 gradi si raccomanda di rimanere a casa e contattare il medico. E’ bene che non si muovano. Ci sarà divieto assoluto di mobilità per soggetti in quarantena, ovvero risultati positivi al virus. Poi ci sono una serie di misure relative alle attività imprenditoriali, commerciali, sociali. Saranno consentiti eventi sportivi di atleti professionisti e categorie assolute o a porte chiuse o all’aperto senza presenza di pubblico”. Le forze di polizia saranno legittimate a chiedere conto” ai cittadini che si muovono sui territori interessati dalle nuove misure per il contenimento del Coronavirus. “C’è un divieto non assoluto di muoversi ma la necessità di motivarlo sulla base di specifiche indicazioni”. Lo ha spiegato il premier.
Provvedimenti anche per il lavoro
Insomma, “non si ferma tutto. Non c’è divieto assoluto ma c’è la necessità di motivarlo”. Lo ha detto Conte. “Bisogna entrare nella logica che ci sono delle regole da rispettare. Lo dico a tutti: i nostri figli devono capire che il fatto di non andare a scuola non è il momento di fare feste ma di fare buone letture, seguire la didattica a distanza”. Tra gli altri punti , il lavoro. “Qualora sia possibile, si raccomanda ai datori di lavoro di favorire la fruizione di periodo di congedo ordinario o di ferie”. Lo prevede la bozza di Dpcm sulle misure per il territorio nazionale.
Sospesi pub, locali e affini fino al 3 aprile
“Sono sospese le attività di pub, scuole da ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione”. Lo dispone il Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte, nella parte relativa alle misure valide per l’intero territorio nazionale per contenere il rischio di diffusione del coronavirus. L’efficacia è fino al 3 aprile prossimo.
Fontana accusa il governo: non ci hanno creduto
I due governatori lombardo e veneto hanno commentato i provvedimenti. ”A Roma qualcuno non ha capito bene la situazione o quantomeno l’ha capita con un certo ritardo”. Lo afferma in un’intervista al Corriere della Sera il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana che da una decina di giorni vive in autoisolamento nel suo ufficio a Palazzo Lombardia. ”Noi abbiamo sempre cercato di rendere chiaro il quadro, con numeri, dati scientifici e proiezioni, ma non ci hanno creduto”. A Roma, aggiunge Fontana ”mi pare che se ne discuta con maggiore serenità, dal momento che fino a qualche giorno fa l’unico vero problema era la mascherina indossata in diretta dal presidente della Regione Lombardia, mentre oggi quel gesto sarebbe probabilmente commentato molto diversamente”.
”Anche nella società lombarda c’è una chiara percezione della situazione – sottolinea il governatore – Noi ci stiamo impegnando al massimo per fornire risposte. siamo concentrati nella ricerca di posti letto in terapia intensiva, di personale sanitario, di ventilatori e di strumenti di tutela individuale come le mascherine, perché se non le compriamo noi non ce le fornisce nessuno”.
Il Veneto giudica sproporzionato il blocco
Da parte sua la Regione Veneto giudica “sproporzionata” la misura del governo che prevede l’isolamento delle province di Padova, Treviso e Venezia e ne chiede lo stralcio dal documento. E’ quanto si legge nelle controdeduzioni inviate al Governo sulla base del parere del comitato tecnico scientifico di supporto all’Unità di crisi. A fronte di “cluster circoscritti e che non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende – si legge nel documento – il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento epidemiologico”.