Dagospia atterra Carofiglio: micidiale ippon di D’Agostino all’ex magistrato prezzemolino
Dagospia atterra Carofiglio. Che non batte ciglio. Anche se il colpo è peggio di un ippon. O come il Gianrico direbbe di un “colpo alla vita”. Stavolta è lui a finire schienato. Dalla presunzione. Lui, crisalide che da magistrato mutò in scrittore. E divulgatore e opinionista. Una specie di prezzemolo frusciante per ogni talk televisivo cool, un dispenser infinito di giustizia e di moralità. Stavolta il candidato allo Strega dei buoni che fanno sempre bene, viene preso in castagna. Il sito di Roberto D’Agostino lo ribalta. Fa uno screenshot a due suoi tweet e prova a complicargli la trionfale marcia verso il Ninfeo di Villa Giulia. Carofiglio, con spavalda certezza, solo il 26 febbraio scorso twitta: “Contro l’isteria collettiva comunico che oggi: 1) ho viaggiato in aereo e senza mascherine. 2) Sono andato in metropolitana e tutti erano tranquilli. 3) ho preso parte ad una tranquilla e affollata presentazione di un libro. Ci tenevo a farvelo sapere”. La posta in gioco era alta. I liberalmente buoni erano già tutti impegnati. Da battere c’era l’oscurantismo populista, l’allarmismo ingiustificato. Carofiglio, come altri suoi sodali illuminati (ricordate #abbracciauncinese?), ci tiene a tranquillizzare: va tutto bene. Lasciate stare, non ascoltate i profeti di sventura. Quelli che allarmano. Dopodiché succede quel che succede. Il virus si propaga. Il governo balbetta, arranca, tira fuori un decreto. Ed ecco che ieri, dalla crisalide di cui sopra, riemerge il custode della legge. Non lo scrittore stregato, ma il magistrato accigliato. Lex dura lex, quindi. E nuovo tweet: “Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità competente e finalizzato a contrastare la diffusione delle epidemie è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione da 2 a 6 anni”. Che, poi, senza quegli impiccioni di Dagospia sarebbe andato pure liscio!