Domani è il Dantedì. Occasione utile per mandare avanti il progetto di Pupi Avati
Domani l’Italia celebrerà il primo ‘Dantedì’ della storia. Una giornata interamente dedicata al ‘sommo’ poeta ed istituita per legge, a partire da quest’anno, ogni 25 marzo, data in cui ha inizio il viaggio ultraterreno della Divina Commedia. Dante è poesia, è arte, è italianità.
Dante e la cultura italiana
Lo scorso anno con la Fondazione Italia Protagonista anticipammo in Senato i festeggiamenti in occasione del settecentesimo anniversario della morte con un’iniziativa di studio e di approfondimento sul ruolo che ha avuto ed ha tutt’ora Dante per la cultura italiana. Un riferimento decisivo ed essenziale, un uomo dalla vita complessa, sofferta, che come tutti i grandi ha avuto gloria immensa dopo la sua vita terrena.
Attraverso i numerosi ospiti abbiamo cercato non certo di trasformare tutti gli italiani in dantisti. Ma di spingere tutte le istituzioni a fare qualcosa di più per un poeta che, a ragion veduta, viene considerato il padre della lingua italiana: nelle sue opere c’è progettazione, c’è la storia della lingua, c’è la base di quel lessico che poi compone il nostro presente.
Il progetto di Pupi Avati
Tra i progetti rimasti in un cassetto ve ne è uno che merita grande attenzione perché viene da uno straordinario regista italiano e grande cultore dell’Alighieri, Pupi Avati. Già del 2001 Avati propose alla Rai di realizzare un film in cui l’analisi dell’opera non prescindesse dalla narrazione della storia dell’uomo Dante e del tempo in cui visse. A fare da collante, la mirabile biografia che del poeta ha lasciato ai posteri Giovanni Boccaccio.
Un progetto che inspiegabilmente è rimasto per anni a sonnecchiare in un polveroso cassetto di qualche dirigente di Viale Mazzini e che forse finalmente quest’anno inizierà a prendere corpo anche grazie alle nostre sollecitazioni. Un modo per rendere omaggio a un grande italiano e un’occasione per la Rai per onorare la sua funzione essenziale di servizio pubblico.