Follie da coronavirus: contatti a rischio per i calciatori, vietati i selfie con i tifosi

5 Mar 2020 10:38 - di Lucio Meo

La Serie A ai tempi del coronavirus. Il massimo campionato italiano di calcio si adegua e vieta il cibo negli
spogliatoi, i selfie dei giocatori e tante altre accortezze da tenere in questo complicato periodo. Con 21 regole per evitare il contagio.

Il calcio al tempo del coronavirus

Diciotto regole alle quali la Federazione medico-sportiva italiana, presieduta dal professor Maurizio Casasco, consigliere indipendente in Lega, ne ha aggiunte altre specifiche per i calciatori professionisti e per le persone a stretto contatto con essi: come lasciare lo stadio con il bus della squadra o in auto privata evitando il contatto fisico con i tifosi, utilizzare un solo microfono (da disinfettare ogni volta) nelle interviste, evitare premiazioni o comunque altre forme di contatto con il pubblico. Un pasticcio, come quelli del govern0?

Le prime 18 di queste regole non sono una novità

“Le abbiamo diffuse da almeno 20 giorni -spiega Casasco alla Gazzetta dello Sport- e condivise con i medici federali. E non valgono solo per i calciatori, ma per tutti gli sportivi. Anzi, faccio un appello agli allenatori delle varie squadre, specie a livello giovanile: sono loro a dover sensibilizzare sul tema i ragazzi più giovani”. Ovviamente tutti i club di Serie A -attraverso i loro medici- hanno recepito. E condiviso le regole con i calciatori, con incontri specifici col tema. “Domani (oggi, ndr) alle 11 ci sarà un conference call con i responsabili sanitari e i medici delle squadre, faremo il punto dopo il Decreto”, spiega ancora Casasco.

L’obiettivo è salvare il campionato

Dal magazziniere che porta i pasticcini o la pizza nello spogliatoio per fare festa: stop. Dalle pause durante un allenamento o una partita quando i calciatori si rinfrescano passandosi la stessa borraccia? Non sarà più così: ognuno avrà la sua. E ancora: ai giocatori è stato chiesto di limitare le uscite nei luoghi pubblici. E di verificare la provenienza di tutte le persone con cui direttamente o indirettamente (ovvero i loro familiari) vengono a contatto, per capire se sono rientrare da zone a rischio o in quarantena.

I calciatori di serie A contagiati?

“Se dovessimo trovare un calciatore contagiato dal coronavirus? Non mettiamo il carro davanti ai buoi -sottolinea ancora Casasco-. Venerdì (domani, ndr) avrò un altro meeting, quello con tutti i miei colleghi europei, per coordinare a livello internazionale l’attività di prevenzione”. I calciatori dovranno anche riporre oggetti e indumenti
personali nelle borse all’interno dello spogliatoio e seguire alcune regole generali ”di igiene”.

Ovvero usare fazzolettini di carta e poi buttarli; lavare attentamente e il più spesso possibile le mani; evitare di toccare il rubinetto prima e dopo aver lavato le mani. In più, come tutti, non ci si deve toccare occhi, naso e bocca con le mani sporche e bisogna coprirsi la bocca e il naso con un fazzoletto o con il braccio quando si tossisce. I centri sportivi delle squadre sono stati riempiti di Amuchina o simili.

Coronavirus, le regole dello spogliatoio

Alle società è stato chiesto infatti di favorire l’uso di dispenser con soluzioni detergenti disinfettanti e di pulire gli spogliatoi e tutte le altre zone dei centri sportivi (nello specifico tavoli, sedie, rubinetti, pavimenti, docce, panche). A tutti gli sportivi si consiglia anche il vaccino antiinfluenzale: in questo modo si rende più semplice la diagnosi e la gestione dei casi sospetti.
“Il vademecum vale per sempre, sarà buona norma per esempio bere dalla propria borraccia anche una volta che il coronavirus verrà sconfitto -aggiunge Casasco-. Certo, magari il fazzoletto per aprire il rubinetto quello no, non sarà più richiesto. Ma lo sport non può non rispondere all’appello di abbassare il rapporto tra malato e contagiato, che oggi è di 1 a 2,6. Il calcio in questo ha un grande vantaggio: si gioca all’aria aperta, quindi questo riduce la possibilità di contagio”.

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