«La gente muore “di” e non “col” coronavirus»: basta minimizzare o nascondere. Burioni sfida Borrelli
«La prossima volta che sentirò usare l’espressione “è morto con il coronavirus non per il coronavirus” sfiderò la Protezione Civile a farmi accedere ai dati clinici dei pazienti deceduti. Voglio capire se questa affermazione è vera, oppure se è una criminale minimizzazione». Roberto Burioni non ci sta: e su Twitter si esprime con fermezza dopo la conferenza stampa di Angelo Borrelli, commissario straordinario per l’emergenza coronavirus. Nel consueto appuntamento con i media, Borrelli ha affermato: «Tengo a precisare che i decessi non sono “da coronavirus”. Tra le diverse patologie avevano anche il coronavirus»… E la precisazione, che a detta del virologo sarebbe scorretta, o quanto meno imprecisa, fa andare su tutte le furie il professore.
Coronavirus, Burioni sfida Borrelli: basta minimizzare
«I conti non tornano: voglio le cartelle»
Non solo. Restringendo il campo della dissertazione alla sola Lombardia, il virologo aggiunge: «La mortalità in Lombardia è ben più del doppio di quella nelle altre regioni. Se si muore “con il coronavirus e non per il coronavirus” vuole dire che i lombardi sono molto più malati degli altri. A me i conti non tornano, mi spiace. Voglio le cartelle», ripete. Una precisazione importante, quella di Burioni. Di più: una questione non solo lessicale, che potrebbe essere dirimente per quello che è il quadro della situazione di contagio attuale e di letalità del virus.