La Raggi non ha mai fatto niente e osa pure autocelebrarsi. Che fine. E che pena per Roma…
Spesso una cosa stupida si regge perché viene approvata dalla legge, diceva Trilussa. E chissà che a queste parole non abbia pensato anche il sindaco di Roma, Raggi. Che – per dar solennità a un lavoro, che sta nella realtà delle cose e nei suoi doveri – si è voluta addirittura autocelebrare con una targa. Anche questo è il grillismo: non si fa nulla per anni, poi, appena c’è un barlume di attività, ci si attacca come una cozza sullo scoglio.
La Raggi e la Galleria Giovanni XIII
Lo scoglio in questo caso è la Galleria Giovanni XXIII, un’arteria fondamentale per la viabilità della Capitale, quella che collega una parte della zona Nord con il Foro italico, lo stadio Olimpico, il Parco della musica. Per carità, non ci si aspetti lavori eccezionali, ma lavori di ordinaria manutenzione fatti passare per la realizzazione di grandi opere infrastrutturali.
Veltroni non mise il proprio nome
Un nuovo asfalto, una nuova illuminazione e 40 giorni di chiusura tra le proteste dei residenti che vedranno replicati i disagi in estate, quando il traforo sarà nuovamente chiuso. Ma intanto la Raggi fa affiggere una targa di autocompiacimento quello che tutti i sindaci d’Italia fanno quotidianamente: migliorare la viabilità di una galleria. Per la cronaca, una targa celebrativa il traforo già l’aveva. È quella datata 2004, quando l’allora sindaco di Roma, Veltroni, volle che i posteri ricordassero le gesta della sua amministrazione durante la quale venne inaugurato proprio il traforo.
Incapaci con la sete di potere
Con una differenza: il nome del sindaco, all’epoca, sulla targa non venne messo. Oggi siamo all’eterogenesi dei fini. Ad una sinistra che pure ha alimentato il fenomeno grillino e che oggi è cancellata dalla prepotenza e dalla bassezza di un manipolo di incapaci ai quali sono proni solo per sete di potere. Che fine! E che pena per Roma.