Mascherine esaurite, farmacisti sul piede di guerra col governo: proteggeteci o chiudiamo tutti

12 Mar 2020 15:42 - di Redazione
Mascherine e disinfettatnti esauriti foto Ansa

Il coronavirus non fa sconti a nessuno. Il dpcm del governo solo a qualcuno. Ecco perché ora i farmacisti sono giustamente preoccupati per dover rimanere aperti, in piena emergenza epidemica. E a secco di mascherine, detergenti, igienizzanti e strumenti protettivi. Il presidente di Federfarma ha rivolto un appello al ministro della Salute Roberto Speranza. I toni pacati non nascondono l’emergenza: «Mancano mascherine protettive per i farmacisti», il grido d’allarme lanciato da Marco Cossolo. Ma sono tanti i farmacisti di tutta Italia che, del tutto autonomamente, in queste ore stanno scrivendo al governo – email indirizzate al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al responsabile della Salute – con toni molto più duri. In sintesi, proteggeteci o chiudiamo i battenti.

Mascherine esaurite, farmacisti furiosi col governo

«Non è un paese civile quello che obbliga le farmacie e gli alimentari a rimanere aperti e, al contempo, non garantisce la minima sicurezza a coloro che ritiene necessari mettere in prima linea», si legge in una mail visionata dall’Adnkronos e indirizzata alla presidenza del Consiglio. «Abbiamo cercato con ogni sforzo e conoscenza di reperire mascherine FFP3 per i nostri collaboratori. Ma ogni tentativo è stato vano», lamenta un altro farmacista in una e-mail diretta al governo. «Nonostante questo abbiamo continuato a lavorare con mascherine chirurgiche, praticamente inutili».

«Non è da paese civile lasciare aperte le farmacie e non rifornirle di mascherine»

Il caos e la preoccupazione regnano sovrani. E tra chi denuncia e lamenta, c’è anche chi minaccia di abbassare le saracinesche se alle farmacie non arriveranno forniture di protezione ad hoc. «Appena terminate le mascherine a due veli in nostro possesso, almeno le mie due farmacie chiuderanno le porte garantendo il servizio cosiddetto notturno – scrive un farmacista –. E questo perché non mi perdonerei mai il senso di colpa di aver contribuito a diffondere un virus, lasciando aperto un servizio di pubblica necessità senza le opportune e minime misure di igienico sanitarie». Anche a questo l’esecutivo dovrà rispondere. E colmare una lacuna gravissima in questo momento.

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