CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Miracolo da coronavirus: l’Italia ubriaca di diritti riscopre l’insostituibile valore del dovere

Politica - di Mario Landolfi - 10 Marzo 2020 - AGGIORNATO 11 Marzo 2020 alle 11:04

Da ieri notte l’Italia è chiusa, off-limits. Tutti in quarantena, modello Wuhan. Uno choc per un Paese solitamente ubriaco di diritti e orfano dei doveri. Ma tant’è: la peste cinese ci ha posto davanti allo specchio mettendo impietosamente a nudi i nostri difetti. E così scopriamo di essere stati finora una nazione a la carte. Dell’Italia prendiamo solo quel che ci va, quando ci va. Parole come dovere, divieti, restrizioni, sacrifici le abbiamo ormai seppellite nel baule dei brutti ricordi, complice anche un dibattito politico-culturale imperniato solo sui diritti. Ne reclamiamo a volontà. Persino quando sono palesemente capricci, c’è un solone in tv pronto a spacciarli come sacrosanti e irrinunciabili.

Italiani in quarantena come i cinesi a Wuhan

Di diritti ce n’è sempre per tutti, animali e piante compresi. Il dovere, al contrario, è desaparecido. Nessuno sa più dove sia. E solo a evocarlo si passa per fascisti sebbene sia stato proprio Mussolini a sentenziare che «governare gli italiani non è difficile, è inutile». Anche perché, spiegò Cossiga mezzo secolo dopo, «italiani sono sempre gli altri». E siamo all’oggi, con un governo che da settimane ballonzola intorno a zone rosse, gialle e arancioni proibendo, ma fino a un certo punto, e autorizzando, ma senza esagerare. Risultato: bar affollati e contagi assicurati. In compenso, scuole chiuse, tribunali deserti e chiese disertate. Come a dire: vi togliamo il lavoro, ma non la movida. Appunto il dovere, ma non il diritto.

È la rivincita del dovere sull’ubriacatura dei diritti

Fateci caso, non c’è una sola forza politica che pronunci più questa parola. Evidentemente non fa tendenza e impalla il sondaggio. Senza trascurare che l’appello al dovere è impegnativo: evoca un epos e costringe il suo autore a farsi esempio. I diritti no. Basta rivendicarli. Almeno fino a ieri. Ora che però il morbo infuria, ci si accorge di quanto il dovere ci manchi. A tal punto che chi governa annaspa alla ricerca di un suo surrogato pur di trasformarci in disciplinati cinesi. Un’impresa da Dio, non certo da Conte. Ma – e si sa anche questo – non saremmo veri italiani se non fossimo, da sempre, abituati a stupire il mondo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ci sono 3 commenti

  1. eu7yZnsfvR ha detto:

    Era nelle corde che alla prima grande sfida saremmo scivolati, e così è stato. Spesso si è portati a scagliarsi solo contro chi comanda ed, in effetto, come sempre anche questa volta la leadership vi ha messo del suo, ma le negatività sono tante e ce ne è un po’ per tutti o quasi. Del resto questo è un Paese che ha sempre vissuto alla giornata, con una atavica maniacale predisposizione alla sottomissione ,non solo psicologica, allo straniero, fino al punto di andarlo masochisticamente a cercarlo per farsi ancor più male. Poi vi è la cultura cattolica buonista e attendista che dopo 2000 anni non ha ancora capito nulla del Vangelo e che ha prodotto solo dei frustrati e dei rassegnati.
    Terza è la dannata mentalità burocratico-ragionieristica, per cui non si governa per crescere ma esclusivamente per tenere a posto i registri, unitamente ad un giustizialismo partitico che considera tutti i cittadini italiani dei furfanti che passano le giornate a tramare come fregare lo Stato ed il prossimo.
    Da ultimo vi è cappellaccio, che come sempre si considera furbo e scafato, anche quando pensa che basti il menefreghismo e la superficialità per mettere nel sacco il terminator cinese.
    Custoza, Lissa, Adua, Caporetto, 8 settembre……..cosa ci vorrà ancora per capirla?

  2. Cecconi ha detto:

    “l’Italia ubriaca di diritti riscopre l’insostituibile valore del dovere”

    Una rondine non fa primavera. Mai fidarsi in special modo di squallidi individui che non hanno la dignità e il coraggio di parlare dell’argomento necessario e indispensabile dei doveri che giustamente vengono prima dei diritti che ne sono la conseguenza no la causa.

  3. Fausto1950 ha detto:

    E lo stupiremo!!!

di Mario Landolfi - 10 Marzo 2020