Monsignor Galantino, una furia: «Il Vaticano non paga le tasse sugli immobili? Non è vero»

2 Mar 2020 18:18 - di Redazione
Galantino

Il Vaticano e la Chiesa italiana non pagano le tasse sugli immobili? Prima l’Ici e adesso l’Imu e la Tasi? Un «falso mito» da sfatare, numeri alla mano. Questa è la tesi che esprime monsignor Nunzio Galantino, già segretario generale della Cei. «Chi continua a ripetere che il Vaticano ha evaso 5 miliardi di euro in Imu allo Stato non offre nessun dato attendibile». «Da chi denuncia la rilevante somma che il Vaticano avrebbe evaso bisognerebbe farsi dire come l’ha quantificata. In base a quale legge, su quali immobili e in riferimento a quale periodo».

Monsignor Galantino: «Non paghiamo le tasse? Falsità»

Galantino pubblica un lungo resoconto sul mensile “Vita Pastorale” ripreso anche dall’Osservatore Romano. Denuncia «il mito della Chiesa che non paga le tasse sugli immobili». Assicura che «in realtà, non è così e non lo è mai stato. Sugli immobili dati in affitto – quelli cioè che rendono davvero – da sempre le imposte vengono pagate senza sconti o riduzioni». In passato, le polemiche furono alimentate perché l’Ici prevedeva l’esenzione per gli immobili degli enti senza scopo di lucro, integralmente utilizzati per finalità socialmente rilevanti, come scuole, mense per i poveri o centri culturali. A tale proposito, Galantino chiarisce: «Questo tipo di esenzione non riguarda solo gli enti appartenenti alla Chiesa cattolica. Di questa esenzione hanno sempre beneficiato e beneficiano tutte le altre confessioni religiose, tutti i partiti, tutti i sindacati e tutte le realtà che realizzano le condizioni previste dalla legge».

I presupposti dell’esenzione

Monsignor Galantino ricorda: «Il ragionamento che giustificava l’esenzione era semplice. I Comuni rinunciano all’imposta, perché il vantaggio che la comunità riceve da tali attività è di gran lunga superiore. Contrariamente a quanto molti hanno scritto, l’esenzione non si è mai applicata alle attività alberghiere. Anche se gestite direttamente da istituti religiosi. Esse pagavano totalmente le imposte, mentre l’esenzione si applicava alle sole attività ricettive svolte senza percepirne reddito. Per esempio, case famiglia o strutture per l’accoglienza di profughi e senza tetto».

L’affondo di Galantino

Del resto, tiene a sottolineare il presidente dell’Apsa, sia Papa Francesco che la Cei hanno più volte ribadito «il preciso dovere di pagare le tasse dovute sugli immobili di proprietà ecclesiastica che svolgono attività commerciali». E «non esistono studi seri che, numeri alla mano, quantifichino la misura delle esenzioni di cui hanno goduto gli enti non commerciali e ne determinino la percentuale riferibile agli enti ecclesiastici».

Ecco i numeri

Come «ulteriore contributo alla chiarezza e per focalizzare il discorso su dati certi», spiega monsignor Galantino, si riportano le tasse pagate nel 2019 in Italia dall’Apsa. Cioè l’ente vaticano che gestisce gli immobili intestati direttamente alla Santa Sede. Si tratta di 5.750.000 euro di Imu e 354.000 euro di Tasi versato per oltre il 90% al Comune di Roma dove si trovano gli immobili ecclesiastici. Aggiungendo i 3.200.000 euro di Ires, si arriva alla somma totale di oltre 9.300.000 euro. «Non proprio una bazzecola…», osserva il vescovo presidente dell’Apsa.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Claudio Domenici 22 Marzo 2020

    Non credo ad una parola di quello che dice, effettivamente apre la bocca e basta!

  • Zeffirino 3 Marzo 2020

    E’ il solito che apre bocca per dar aria alla lingua ma non di più perché tutto quello che dice è il nulla.