
Non solo Vauro, l’ultima velenosa vignetta del “Fatto” contro Salvini è più insulsa che ironica…
Non solo Vauro. Adesso ci si mette anche Mannelli a satireggiare e a dispensare pillole al vetriolo con una sua vignetta. A conferma che l’ossessione di Marco Travaglio e dei suoi commilitoni del Fatto Quotidiano in questo momento di pandemia è più l’astio politico che la tragedia sanitaria. A giorni alterni, ora è Fontana. Ora è Salvini. E oggi tocca proprio al leader leghista la pillola giornaliera da mandar giù. Certo lo spunto è sempre il coronavirus. E la satira, in questo caso più che mai, è ostica e indigesta…
La vignetta di Mannelli: e l’attacco politico quotidiano è servito
La vignetta in questione ci mostra un Salvini d’annata. O meglio, versione estiva modello balneare che, in costume sulla spiaggia, ripete la formula «Papeète satàn, papeète satàn, aleppe»: parodia che si vorrebbe satirica del celebre verso con cui Dante apre il Canto VII dell’Inferno della Divina Commedia. Poco più in basso la didascalia che condensa in una frase la dose quotidiana di insulti: «Poveraccio, aveva la formula e nessuno lo cag***». Come a dire: neanche il virus. Che, oltre che ridicolizzare una personalità politica in prima linea anche se dal fronte dell’opposizione, in giorni di dolore e morte, rispolvera vecchie ruggini e una mai sopita acredine partitica… Motivi di “ispirazione” che, forse, in giorni come questi dovrebbero cedere il passo a buon gusto e buon senso.
Sulla scia di Vauro, a inseguire il gusto macabro della battuta fuori luogo
In principio fu Vauro a inaugurare la moda dell’attacco velenoso. Il vignettista lancia la moda dell’insulto personale prima ancora che ideologico. Una linea di condotta professionale che, venendo meno a etica e rispetto delle priorità del momento, il disegnatore satirico ha continuato a portare avanti anche nelle settimane di contagi e decessi. Solo un mese fa, ricordiamo, Vauro ha voluto infatti ironizzare sul coronavirus, come al solito prendendo spunto da Salvini. Era fine febbraio quando, nella striscia pubblicata da Travaglio, il disegnatore ritraeva in primo piano l’ex ministro che tossisce, starnutisce e sbava a bocca aperta. La didascalia a commento della vignetta recitava testualmente: «Coronavirus, occhio a Salvini: la bava è contagiosa». E appena due settimane fa, non ancora pago, sempre Vauro inciampava nella più terrificante caduta di stile e di toni, disegnando un uomo con il volto coperto da una mascherina che urla: «Basta coronavirus. Ridateci l’Aids». Una scelta, quella del vignettista, che ha indignato e offeso tutti. A partire delle associazioni italiane in lotta contro l’Hiv. Per non parlare dei familiari delle vittime del morbo. Fino a qualunque essere umano dotato di un minimo di sensibilità…