Quanto resiste il coronavirus sugli oggetti e come infetta: ora si sa. Lo spiegano Burioni e Mancini

17 Mar 2020 9:16 - di Liliana Giobbi
Burioni e Mancini

I virologi Burioni e Mancini tolgono tutti i dubbi. Rispondono alle domande che tutti gli italiani si stanno facendo in questi giorni. Quanto resiste il coronavirus sugli oggetti? Ma soprattutto, per quanto tempo resta in grado di infettare? Le risposte arrivano da un nuovo studio americano, che si è concentrato proprio sul coronavirus.

Le risposte di Burioni e Mancini

Burioni e Mancini spiegano lo studio sul sito “MedicalFacts”. Si scopre che i materiali più inospitali sono il rame e il cartone. Invece, per un completo azzeramento dell’infettività sulla plastica ci vogliono ben 72 ore. «In ogni caso, e a maggior ragione», sottolineano i due esperti, «noi continuiamo con il solito mantra. Cioè isolamento sociale (nostro), massima igiene delle mani e delle superfici. Ricordiamo che il virus è completamente inattivato da acqua e sapone e da altri detergenti.  Evitiamo di toccarci (e farci toccare) il viso. Avremo modo di rifarci quando tutto questo sarà finito».

La capacità di infettare

Burioni e Mancini precisano che si tratta di dati ancora preliminari. Vanno confermati con altri esperimenti. «La recentissima comunicazione presentata dai colleghi statunitensi ha valutato la capacità del virus di permanere nel tempo su varie tipologie di superfici. Ma, cosa ancora più importante, ne ha valutato la conseguente capacità di infettare».

La trasmissione in modo “indiretto”

Questo è molto importante, «in quanto confermerebbe come un modo importante di trasmissione del virus sia quello “indiretto”. Ossia, attraverso le nostre mani. Tocchiamo superfici contaminate», spiegano Burioni e Mancini e, inavvertitamente, ci infettiamo portando le mani alla bocca, nel naso o negli occhi».

L’esperimento passo dopo passo

I ricercatori hanno messo una quantità nota di virus (possibile grazie al suo isolamento in laboratorio) su diverse tipologie di superfici. In particolare ne hanno analizzato quattro: rame, cartone, acciaio inossidabile e plastica. Hanno poi verificato come la capacità infettante del virus cambiasse col passare delle ore. Tutto condotto a temperatura ambiente (21-23°C con umidità relativa del 40%), condizioni che potremmo tranquillamente paragonare a quella delle nostre case.

I materiali più “inospitali”

Quali sono stati i risultati ottenuti? I materiali più “inospitali” per il virus sono il rame e il cartone, con un dimezzamento della capacità infettiva in meno di due ore per il primo materiale ed entro 5 ore abbondanti nel caso del secondo. Un abbattimento completo dell’infettività è stato osservato rispettivamente dopo le 4 ore per il rame e le 24 ore per il cartone.

Le conclusioni dello studio spiegato da Burioni e Mancini

Più lunga la persistenza sulle altre due superfici. Sull’acciaio inossidabile la carica infettante risultava dimezzata solo dopo circa 6 ore. Ne erano necessarie circa 7 per dimezzarla sulla plastica. Questo dato si associava a un tempo decisamente più lungo, rispetto ai primi due materiali, per osservare un completo azzeramento dell’infettività. Quindi, almeno 48 ore per l’acciaio e 72 per la plastica. Il rischio diminuisce notevolmente al passare delle ore, ma non si annulla se non dopo qualche giorno.

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