Borrelli: «Vista la situazione dovremo stare a casa ancora diverse settimane. Anche il 1° maggio»

3 Apr 2020 10:54 - di Redazione
Il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, foto Ansa

«A casa anche il primo maggio? Credo proprio di sì». Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile, si esprime così ai microfoni di Radio Anch’io. «Gli esperti analizzano quelle che sono le curve di evoluzione dell’epidemia ma sono i fatti che contano, i dati che arrivano dalle regioni. Io io mi attengo a quelli e ci dicono che diminuisce il numero dei nuovi ricoverati e di quelli che entrano in terapia intensiva. Che aumenta il numero dei guariti e aumenta in modo contenuto il numero dei positivi. Mentre cala sensibilmente rispetto ai giorni scorsi quello dei deceduti. Siamo in una situazione stazionaria, i medici negli ospedali possono tirare il fiato», aggiunge.

Borrelli: «Le misure restrittive sono destinate a rimanere in vigore»

«I contagi restano perché sono frutto dei comportamenti passati, di due settimane fa», osserva. Le misure restrittive, vista la situazione, sono destinate a rimanere in vigore. «Purtroppo sì, dobbiamo stare in casa ancora per molte settimane, credo anche il primo maggio. Dovremmo essere rigorosissimi. E credo cambierà il nostro approccio ai contatti umani e interpersonali: dovremo mantenere le distanze», afferma. «L’acceso agli ospedali e alle terapie intensive non sta crescendo. I numeri parlano chiaro: cresce anche il numero dei positivi che sono a casa. In terapia intensiva ci si arriva facendo un percorso che parte da un ricovero con sintomi, e questi numeri diminuiscono. E questo significa che si sta fronteggiando la malattia. Non mi risultano situazioni dove gli ospedali non riescono a garantire il ricovero in terapia intensiva», dice ancora.

Le mascherine? un problema globale. E sui test sierologici…

Alcune zone del Paese non sono state colpite in maniera veemente. «Il sud regge, ma bisogna assolutamente essere prudenti. Evitare di uscire di casa e seguire alla lettera le indicazioni che sono state date. Il problema delle mascherine è globale: la domanda a livello mondiale è 30, 50 volte il fabbisogno ordinario. Abbiamo una situazione – prosegue Borrelli – in cui in Italia non esistono imprese per la produzione. Ora si sta facendo una riconversione. L’obiettivo prioritario è diventare autonomi e autosufficienti per la produzione di mascherine. Nel frattempo andremo avanti con le importazioni, con accordi e con il grande lavoro fatto anche a livello di governo». Capitolo test sierologici: «Chi sta governando l’emergenza dal punto di vista tecnico-scientifico dovrà indicare la direzione. Stanno discutendo in queste ore. Stanno lavorando su questo». E speriamo che si arrivi a una indicazione utile e condivisa.

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