Calcio colpito dalla depressione. Una ricerca evidenzia che ad esser più esposte sono le donne
Calcio colpito dalla depressione. Raddoppiano i casi di frustrazione tra i calciatori professionisti. Ovviamente per l’emergenza coronavirus e per il conseguente stop ad allenamenti e campionati. E ad esser maggiormente colpite risultano le donne. E’ la denuncia contenuta in una ricerca condotta dal sindacato mondiale dei giocatori professionisti, FifPro, in collaborazione con l’ospedale universitario di Amsterdam, arrivata alla conclusione che in media soffrono di sintomi depressivi oltre il 10% degli atleti.
Il sondaggio ha coinvolto circa 1.600 atleti di diversi paesi, dall’Europa agli Usa. Secondo i risultati, “il 22% delle donne e il 13% degli uomini ha riportato sintomi compatibili con la diagnosi di depressione”. Calcio, insomma, che scivola in uno stato di “ansia generalizzata”. Per non meno del 18% delle giocatrici e del 16% dei giocatori intervistati. Con al centro la questione campo. Le partite da disputare o meno. I trofei in bilico. “Quando i tifosi potranno tornare allo stadio? Personalmente non vedo nel 2020 partite con pubblico. Per quest’anno credo sia molto difficile ma vale anche per gli altri sport”. Risponde così, Victor Montagliani, vicepresidente Fifa. Ottimista sul fatto che si possa tornare a giocare, ma non con il pubblico presente. “Difficilmente -spiega- lo si potrà fare a porte aperte da qui a dicembre”. La ripresa degli allenamenti sarebbe in ogni caso un messaggio importante: “piano piano dobbiamo tornare alla vita normale”. È la speranza di tutti, naturalmente.