Covid-19, l’Italia è paralizzata dal virus del regionalismo. Così non vedremo nessuna “fase 2”
Mancava solo il richiamo agli invalicabili confini regionali per certificare la morte dello Stato al tempo del virus. Ora che è arrivato sotto forma di diktat firmato da Enzo De Luca, governatore della Campania, più noto come O’ Sceriffo, possiamo senz’altro dire che tutto è compiuto. Del resto era inevitabile, dopo un ventennio di supina esaltazione delle magnifiche sorti e progressive delle Regioni culminato nella sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione. Correva l’anno 2001 e la sinistra penso di accaparrarsi l’elettorato leghista gonfiando di poteri e risorse le Regioni.
Il virus ha messo a nudo la debolezza istituzionale dell’Italia
A completare l’opera ha poi provveduto un altro esponente della sinistra, Paolo Gentiloni, firmando nottetempo e con l’ufficio di Palazzo Chigi già invaso dagli scatoloni in vista dell’avvenuto sfratto elettorale, le pre-intese per dare altri poteri e altre risorse a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. L’Italia nei panni di Arlecchino – ogni pezza un colore – è nata così. Per questo la lotta al virus – con il rispetto dovuto ai morti e alle loro famiglie – somiglia a una carnevalata. Ogni Regione decide e agisce in proprio. Si tratti dell’acquisto delle mascherine o della fase 2, della riapertura della scuola piuttosto che delle librerie, delle fabbriche invece dei barbieri, tutto è sottoposto a lunghe ed estenuanti trattative tra poteri. Gli italiani non sanno più a chi guardare e a chi dare retta.
La tentazione dei governatori di votare a luglio
In Campania spopola De Luca. Il governatore è ormai un mito dei social. E lui ci ha preso gusto. Appena vede un pertugio aperto, vi si infila e sforna divieti. La paura è la sua più preziosa alleata. I cittadini sono ormai convinti che se il virus là ha circolato di meno è tutto merito suo. Non per niente ‘O Sceriffo vuole passare subito all’incasso: votare subito. In questo è già d’accordo con Toti e Zaia, almeno così ha assicurato in un’intervista il governatore della Liguria. Al ministro Lamorgese avrebbero suggerito anche due date: il 28 giugno o il 5 luglio. È estate, ma il caldo è nemico del virus. E anche dell’affluenza. Ma questi sono tempi in cui si bada al sodo. E si fa quel che le Regioni vogliono. Forse non ce ne siamo accorti, ma da quando esistono i governatori l’Italia non ha più un governo.
Comprensibili le affinità che fanno privilegiare la scelta del Governatore! Ma se dio vuole l’Italia non è fatta solo di sud. Abbiamo capito come dobbiamo fare per non essere preda del virus o riproduttori di contagio. Ora fateci tornare alla vita e vediamo anche di poter dire la nostra a quel cesso d’uomo che sottoscrive tutto quello che gli mandano dai piani alti.
De Luca, lo sceriffo della fritturine di pesce, niente di più della media dei governatori italiani.
Molti annunci, tutto fumo e poco arrosto.
Opportunista come Zingaretti, più effervescente di Fontana, meno comico di Crozza, prolisso quanto l’Azzolina ed eguaglia Conte come inconcludenza.
Ben rappresentato sui quotidiani campani, specialmente nell’ambito sanitario, dove lobby, interessi e soldi lavorano a stretto contatto.
Le regioni siano tutte autonome.