Decreto liquidità, le misure punto per punto: dalle piccole e medie imprese all’export (con incognita)
Dopo giorni e giorni finalmente il decreto liquidità è nero su bianco. Liti, ritardi, contrasti interni. Fino al provvedimento, come al solito strombazzato da Conte. Per adesso c’è il testo, ma già cominciano a spuntare le incognite. Duecento miliardi di prestiti garantiti dallo Stato fino al 90% per tutte le imprese. 200 miliardi di garanzie per l’export. Poi, potenziamento e semplificazione del Fondo centrale di garanzia per le Pmi, le partite Iva con prestiti garantiti fino al 100%. Chiaramente il governo ha suonato le trombe parlando di intervento «senza precedenti». Era ora, visto che le aziende hanno già l’acqua alla gola. In più, già emerge il trucchetto: se non cambieranno le cose, infatti, il governo ha messo la garanzia solo su una trentina di miliardi, e il resto sarà a discrezione e valutazione delle banche stesse.
Il decreto liquidità nei dettagli
Le misure adottate prevedono garanzie da parte dello Stato per 200 miliardi, concesse attraverso Sace in favore di banche che effettuino finanziamenti alle imprese di ogni dimensione. In particolare, la garanzia coprirà tra il 70% e il 90% dell’importo finanziato, a seconda delle dimensioni dell’impresa. Viene subordinata a una serie di condizioni. La prima, l’impossibilità di distribuzione dei dividendi da parte dell’impresa beneficiaria per i successivi dodici mesi. La seconda,la necessaria destinazione del finanziamento per sostenere spese ad attività produttive localizzate in Italia.
Le imprese
- Le imprese con meno di 5.000 dipendenti in Italia e un fatturato inferiore a 1,5 miliardi di euro ottengono una copertura pari al 90% dell’importo del finanziamento richiesto. Per queste c’è una procedura semplificata per l’accesso alla garanzia. La copertura scende all’80% per imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato fra 1,5 e 5 miliardi di euro e al 70% per le imprese con fatturato sopra i 5 miliardi.
- Sempre secondo il decreto liquidità, l’importo della garanzia non potrà superare il 25% del fatturato registrato nel 2019. Oppure il doppio del costo del personale sostenuto dall’azienda.
Per le Piccole e medie imprese, anche individuali o partite Iva, sono riservati 30 miliardi. L’accesso alla garanzia rilasciata da Sace sarà subordinato alla condizione che le stesse abbiano esaurito la loro capacità di utilizzo del credito rilasciato dal Fondo Centrale di Garanzia.
Fondo centrale di garanzia per le Pmi
Viene disposto un ulteriore potenziamento del Fondo di Garanzia per le Pmi. Sono infatti ammessi al Fondo con copertura al 100% – e senza procedura di valutazione da parte del medesimo – i nuovi finanziamenti di durata massima di 6 anni a favore di pmi e piccoli professionisti. L’importo massimo di 25.000 euro e comunque non superiore al 25% dei ricavi del beneficiario.
Il rimborso del capitale
Il rimborso del capitale non decorre prima di 18 mesi dall’erogazione del prestito. Il Fondo può ora concedere garanzie a titolo gratuito fino a un importo massimo di 5 milioni di euro anche alle imprese con numero di dipendenti inferiore a 499. La garanzia del fondo stesso è pari al 90% dell’importo.
Prestiti e finanziamenti
Infine, per le imprese con ricavi fino a 3,2 milioni di euro, la garanzia concessa dal Fondo al 90% può essere cumulata con un’altra garanzia di un terzo soggetto, per ottenere prestiti con una garanzia del 100% su finanziamenti di importo massimo di 800.000 euro (e comunque non superiori al 25% dei ricavi del beneficiario).
Decreto liquidità, sostegno dell’export
Il decreto liquidià potenzia anche il sostegno pubblico all’esportazione, per migliorare l’incisività e tempestività dell’intervento statale. L’intervento introduce un sistema di coassicurazione in base al quale gli impegni derivanti dall’attività assicurativa di Sace sono assunti dallo Stato per il 90% e dalla stessa società per il restante 10%, liberando in questo modo fino a ulteriori 200 miliardi di risorse da destinare al potenziamento dell’export. L’obiettivo è di consentire a Sace di far fronte alla crescente richiesta di assicurare operazioni ritenute di interesse strategico per l’economia nazionale che la società non avrebbe altrimenti la capacità finanziaria di coprire.