Ecco perché Borrelli, Galli e gli altri rischiano di essere le prime vittime del gran circo mediatico
È successo ad Angelo Borrelli. Potrebbe capitare anche al prof. Massimo Galli. E dopo a tutti quelli che ormai si stanno abituando ai riflettori. Tutti a rischio errore. Non professionale. Errore da esposizione mediatica. Perché preda della voracità dei media. È così che il capo della protezione civile è scivolato nella trappola. Suo malgrado e certamente non volendolo. Così purtroppo, gli altri seguiranno. È ovvio. A meno che non decidano di smettere di rispondere alle sollecitazioni dei media. Alla lusinga dell’apparire. L’informazione quotidiana è un meccanismo vorace: pretende le sue vittime. È la norma. Bisogna trovare chi parla e spiega, chi argomenta e risponde. C’è necessità del personaggio, possibilmente credibile, che plachi la voglia di sapere. E non basta una sola volta; l’esperto o il professionista è richiamato e ricercato fin tanto che la questione resterà centrale. Assillato, addirittura. Così alla fine è facile che capiti la buccia di banana.
Ecco perché Borrelli, Galli e gli altri rischiano
Facile che accada di dire quel che non si vorrebbe e, forse, non si dovrebbe. Borrelli non è il solo e non sarà l’ultimo. A rischio c’è anche l’infettivologo Massimo Galli, il luminare che dirige quel gioiello che è l’ospedale Luigi Sacco di Milano. Uno che nel suo campo ha pochi eguali al mondo, ma che ha stracciato il record di presenze in tv: in pratica appare su ogni canale nazionale disponibile. Come lui rischiano altri ottimi professionisti. Gente di cui l’Italia intera ha in questi momenti grande bisogno. Ecco perché questi uomini e queste donne impegnati nella difesa della nostra salute, farebbero meglio a ristabilire una certa distanza con la telecamera. Com’era prima del dannato Covid-19. Perché si rischia il fraintendimento, l’errore. Di dire, cioè, di più di quel che è giusto e comprensibile alle moltitudini spaparanzate sul divano. A tutti noi che imprechiamo e aspettiamo che passi la china. Loro, i Borrelli, i Galli sono i più contesi. Tutti li vogliono. Radio e Tv sono sirene suadenti. E apparire gratifica. Ma, forse, è meglio concentrarsi sul lavoro. E magari mostrarsi più in la. Alla fine di questo incubo senza fine.
Ottimo articolo. Ho conosciuto diversi vip, soprattutto nel campo della pubblica amministrazione, che per aver parlato troppo e fuori luogo hanno avuto delle grane anche serie. Purtroppo, al di là delle ovvie pressioni dei network tv ,che fanno a gara ad invitare, il neofita comunicativo si fa catturare facilmente perché pensa che comunicare sia semplicissimo. Non è così, senza fare nomi ve ne sono molti ripetitivi che cominciano ad annoiare, ma i peggiori sono i “terroristi” che annunciano anni di pandemia, altri che escludono ogni possibilità di trovare rimedi e così via. Sarebbe come se in una fortezza assediata il Comandante ripetesse come un mantra che bisogna resistere ma tanto servirà a poco perché il nemico prevarrà. Gli eserciti migliori della Storia sono stati quelli dove il Comandante aveva tra le altre cose una grande capacità di comunicare, nel senso di pretendere il meglio dai propri subordinati ma senza prevaricare o terrorizzare. Venendo allo specifico le tv devono capire che non parlano ai marines o agli 007 ma a un Popolo con i suoi pregi e difetti e , soprattutto con le sue paure.Se si continua a dirgli che tutto andrà male la paura finirà per degenerare in panico e il panico genera inevitabilmente reazioni scomposte e imprevedibili. Naturalmente ci vorrebbe una leadership di Governo capace, ma così non è, perché un regime che ha fatto della disobbedienza un suo vanto al momento della necessità è completamente scoperta e tutti ne pagano le conseguenze.
Giusto. Sono d’accordo in toto. E’ quello che penso io: troppe persone importanti parlano troppo. Devono parlare in pubblico il meno possibile e soprattutto poco…il minimo indispensabile. Siamo drogati d’informazione.
Tutti pronti per un posto al sole, gli italiani sono fatti così, non hanno capito che la sovraesposizione mediatica porta inevitabilmente al rigetto negli ascolti.
La regina Elisabetta durante il suo regno ha parlato meno di Conte, Mattarella, Di Maio, ecc. …., in una settimana.