Galli della Loggia: il coronavirus ci rivela che l’Europa sta morendo di pensiero unico (cosmopolita)
Il coronavirus sta splancando lo spaventoso vuoto dell’Europa fondata quasi trent’anni fa a Maastricht. Il “progetto” europeo, a cui pochi per la verità, credevano ancora, sta rivelando in pieno il suo fallimento. Non il fallimento dell’Europa in quanto tale. Ma la totale inadeguatezza della strada scelta per raggiungere l’integrazione sempre più stretta dei paesi che compongono l’Ue. Un progetto che comprenderebbe nientemeno che l’unione politica. Ebbene, tutto questo ci pare crollare oggi fragorosamente sotto i colpi dell’egoismo nordeuropeo. A dimostrazione che la sbandierata ideologia europeista si è rivelato il paravento per coprire gli interessi forti delle banche e di risparmiatori del Nord. Perché a questo, in fondo, si riduce l’austerità predicata al di là delle Dolomiti.
Oltre l’egoismo dell’Europa del Nord
Un fallimento di tale portata non può essere però addebitato solo all’arroganza e alla gretta avarizia di un pugno di banchieri e finanzieri (ma anche di milioni di risparmiatori ed elettori male ispirati). C’è qualcosa di più e di più profondo. C’è che l’ambizioso progetto sovranazionale recava in sé diverse tare d’origine. Queste tare riconducono tutte alle mode ideologiche globaliste che furoreggiavano al tempo degli accordi di Maastricht. Mode che nella sostanza ci parlano della spinta ad annullare (o comunque ridurre fortemente) la politica, quindi anche il concetto di sovranità a essa collegato, in nome del valore assoluto del mercato. Perché, in fondo, il pensiero unico globalista, in quanto erede legittimo del liberalismo, non è altro (come insegnava Carl Schmitt) che tentativo di “spoliticizzazione” in nome dell’ “etica” e dell’economia.
«L’Europa inaridita»
Mette oggi, con la consueta lucidità, il dito nella piaga Ernesto Galli della Loggia in un editoriale sul Corriere della Sera dal titolo eloquente: “L’Europa inaridita”. L’editorialista del quotidiano di via Solferino, per la verità, individua un’ «anima politica» nell’Europa odierna. E cioè il cosmopolitismo. L’idea cioè dell’universalità dei diritti, della pace, delle libertà personali, delle libertà dei traffici delle transazioni e della giustizia. Ogni diritto possibile e immaginabile, ogni libertà pensabile: la più larga «trasformazione di ogni facoltà in diritto». Galli della Loggia avverte però che si tratta di un paradigma politico assai debole, «com’è destino di ogni cosmopolitismo». E questo perché un siffatto concetto di politico è un concetto «smaterializzato». Ma tutto ciò dà la misura del fallimento europeo perché il cosmopolitsmo non può essere un «valido collante».
Il “cosmopolitismo” degli interessi economici
Vale la pena di aggiungere a questo discorso che, non solo in Europa, ma ovunque, il cosmopolitismo sta fallendo, unitamente al progetto globalista. E sta fallendo per il ritorno massiccio della geopolitica “terrestre” , che è quanto di più “materiale” ci possa essere a dispetto degli esangui teoremi globalisti. Gli interessi geopolitici terrestri tornano soprattutto nella nazione che li aveva lanciato più di vent’anni fa il cosmopolitismo economico e umanitario (anche a suon di bombe, come nel caso dell’aggressione Nato alla Serbia). Parliamo ovviamente dell’America di Trump, che ha totalmente dismesso gli abiti ideologici esibiti a suo tempo da Clinton. Perché lo fa? Semplicemente perché cosmopolitismo e globalismo non convengono più agli Usa. Questo paradigma non è però formalmente abbandonato in Europa. Come mai? Evidentemente perché conviene a qualcuno. E non sbaglia certo chi individua questo qualcuno nella Germania, nell’Olanda, nell’Austria e nei paesi scandinavi aderenti all’Ue. Nel vuoto politico europeo, questi paesi possono infatti far valere i loro, rispettivi interessi nazionali. Mascherati da princìpi “universali” e di sana gestione economica (liberista). Quando però si dismetteranno le mascherine contro il coronavirus, cadranno anche le ultime “maschere” ideologiche.
ormai la politica europea e italiana in primis sono in mao ai burocrati ed ai vari funzionari pubblici, tutta gente che ha solo teoria e fumo in testa.
la vera rovina dell’economia, sopratutto in Italia è la BUROCRAZIA, in tutti i settori.
Speriamo che il coronavirus porti almeno qualcosa di buono: il crollo di questa dannosa e faziosa unione europea.
E’ quello che, in maniera un pò più violenta, ha sempre detto Diego Fusaro.
Il mio consiglio è: Non andare più al parlamento europeo. Parlamentari a casa in sciopero ad oltanza, seggi vuoti fino a fine legislatura. Si prenderanno le critiche però manterranno lo stipendio in tasca ugualmente. Paghiamolo pure e teniamoli a casa, chi se ne frega.
Intanto l’europa che faccia pure quello che vuole. Questa sarebbe la dimostrazione più potente del suo vero fallimento –