Gatti, cani e… furetti. Tutte le notizie su contagi, precauzioni e distanziamento
Il primo cane positivo al Covid 19 era di Hong Kong. Era un volpino di Pomerania ed è morto, ma aveva 17 anni. I suoi sintomi erano lievi e i media hanno scritto che era stato il suo padrone a trasmettergli il virus. Poi c’è stato il primo gatto positivo, in Belgio. Anche in questo caso, il gatto era esposto al virus perché il suo proprietario mostrava i sintomi dell’infezione da coronavirus.
I gatti infetti in Cina
Il 4 aprile ancora notizie su gatti infettati. Stavolta in Cina, a Wuhan. La notizia si trova in un rapporto dei ricercatori dell’Università agraria di Huazhong e dall’Istituto di virologia di Wuhan. Secondo lo studio, 15 dei campioni sierologici prelevati da 102 gatti della città epicentro della pandemia sono risultati positivi al coronavirus. Dal rapporto è emerso anche che tre dei campioni prelevati da gatti i cui proprietari sono risultati positivi hanno mostrato altri livelli di anticorpi neutralizzanti. Il che indica che i gatti potrebbero essere stati infettati da stretti contatti con i loro proprietari.
Gli esperimenti sugli animali
Altri esperimenti sul virus e la sua capacità di trasmissione agli animali risultano condotti dai ricercatori dello State Key Laboratory of Veterinary Biotechnology di Harbin, in Cina. L’esito? Furetti e gatti possono essere infettati dal nuovo coronavirus e trasmetterlo ad altri animali, mentre i cani sembrano essere più resistenti. “Polli, galline, anatre e maiali sembrano non essere sensibili al Covid-19. Abbiamo deciso di indagare dopo che alcuni animali domestici sono stati infettati, due cani a Hong Kong e un gatto in Belgio mostravano sintomi, mentre un gatto domestico ha contratto il coronavirus senza manifestare alcun sintomo. In tutti e quattro i casi analizzati si pensa che gli animali siano stati contagiati dai padroni umani”. Così spiega l’esito delle verifiche Jianzhong Shi dello State Key Laboratory of Veterinary Biotechnology.
Le raccomandazioni dell’Iss
Da noi è stato l’Istituto superiore di sanità a fornire le indicazioni sugli animali domestici: “Non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo nella diffusione di Sars-CoV-2. Tuttavia, poiché la sorveglianza veterinaria e gli studi sperimentali suggeriscono che gli animali domestici siano, occasionalmente, suscettibili a Sars-CoV-2, è importante proteggere gli animali di pazienti affetti da COvid-19, limitando la loro esposizione”.
L’Iss rileva che al 2 aprile, a fronte di 800 mila casi confermati nel mondo di Covid-19 nell’uomo, sono solamente 4 i casi documentati di positività da Sars-CoV-2 negli animali da compagnia: due cani e un gatto ad Hong Kong e un gatto in Belgio. In tutti i casi, all’origine dell’infezione negli animali vi sarebbe la malattia dei loro proprietari, tutti affetti da Covid-19.
Se il padrone è positivo l’animale va allontanato
Essendo questo “un virus nuovo, occorre intensificare gli sforzi per raccogliere ulteriori segnali dell’eventuale comparsa di malattia nei nostri animali da compagnia, evitando tuttavia di generare allarmi ingiustificati. Vivendo in ambienti a forte circolazione virale a causa della malattia dei loro proprietari, non è inatteso che anche gli animali possano, occasionalmente, contrarre l’infezione. Ma, nei casi osservati, gli animali sono stati incolpevoli ‘vittime’. Non esiste infatti alcuna evidenza che cani o gatti giochino un ruolo nella diffusione epidemica”, aggiunge l’Iss. La raccomandazione generale “è quella di adottare comportamenti utili a ridurre quanto più possibile l’esposizione degli animali al contagio, evitando, ad esempio, i contatti ravvicinati con il paziente”.
Gli organismi internazionali “raccomandano di evitare effusioni e di mantenere le misure igieniche di base che andrebbero sempre tenute come il lavaggio delle mani prima e dopo essere stati a contatto con gli animali, con la lettiera o la scodella del cibo”. In assenza di sintomi, però, “e se non si è in isolamento domiciliare, passare del tempo con il proprio animale domestico e accompagnare il proprio cane nell’uscita quotidiana (nel rispetto della normativa) contribuisce a mantenere in salute noi stessi e i nostri amici animali”, conclude l’Iss.
La posizione dell’Enpa
“Noi guardiamo all’Organizzazione mondiale per la salute animale e per gli animali valgono le stesse cautele che usiamo per una persona cara – sottolinea in propsoito l’Ente protezione animali – Non c’è nessun allarme e anzi gli animali restano talvolta l’unica consolazione per chi è in quarantena. Quando è necessario le associazioni, e anche l’Enpa, si fanno carico degli animali che i proprietari non possono accudire. E ad esempio, insieme alla protezione civile, ci facciamo carico degli animali di persone ricoverate”. “Anche la casistica degli animali infettati è molto dubbia” osserva la presidente Carla Rocchi che conclude: “Cani e gatti ringraziano per l’attenzione: stiamo bene e la cosa che ci fa meglio è l’affetto dei nostri padroni, non facciamo male a nessuno e anzi, in questi momenti in cui si sta a casa, aiutiamo e solleviamo il morale delle persone”.