Il dittatore Kim è in stato vegetativo. L’annuncio forse alla fine della lotta di successione. E Trump alimenta il giallo
Sulla sorte del dittatore Kim Jong-un la Corea del Nord allenta la presa. Ormai da venerdì scorso si parla di morte clinica del leader comunista che dall’11 aprile non appare più in pubblico, pur avendo – a detta delle autorità locali – firmato una “lettera” ai lavoratori. Anche il presidente americano Donald Trump in qualche modo conferma la notizia. E nel corso di una breafing alla casa Bianca prima augura a Kim «ogni bene». Poi però, subito dopo aggiunge: conosco la situazione ma non posso dire nulla. E apre a una sostanziale conferma, alimentando il giallo. E spunta addirittura l’ipotesi coronavirus…
Il dittatore Kim è clinicamente morto: è in stato vegetativo
Sulla sorte di Kim, i dubbi si scioglie la riserva. Il leader nordcoreano sarebbe clinicamente morto. Tanto che anche l’esperto sinologo Francesco Sisci, in queste ore dichiara: «Kim Jong un è clinicamente morto morto, ma l’annuncio ufficiale del suo decesso potrebbe arrivare una volta conclusa la lotta di successione». In un’intervista all’Adnkronos, l’esperto, professore di Relazioni internazionale all’Università di Pechino, ribadisce la sua convinzione riguardo alle sorti del leader nordcoreano, assente ormai da 17 giorni dalla scena pubblica e sulle cui condizioni continuano a circolare diverse ipotesi. «Che io sappia è clinicamente morto – sostiene Sisci –. Naturalmente potrei sbagliarmi, ma credo che la ridda di voci. Le informazioni contrastanti. Le mezze smentite e la sua continua assenza dalla scena pubblica, mi pare confermino che appunto Kim è in stato vegetativo. E, dunque, fuori dalla politica attiva.
L’annuncio alla fine della lotta di successione: 3 le ipotesi in campo
«Naturalmente è un momento molto delicato e non si può fare una crisi al buio. Credo quindi che l’annuncio della sua morte potrebbe arrivare quando la lotta di successione probabilmente in corso sarà conclusa». Lotta di successione in cui al momento i due aspiranti candidati a prendere il posto del 36enne Kim sarebbero la sorella, Kim Yo-Jong, che avrebbe poco più di 30 anni e che è stata inserito nel Politburo del Comitato centrale del Partito dei lavoratori nordcoreano, e lo zio Kim Pyong-il, fratellastro del padre di Kim. «Il suo problema – osserva Sisci – è che è stato fuori dal Paese per 40 anni. E anche se sulla carta è più “titolato”, è fuori dai giochi, mentre Kim Yo-Jong ha avuto le mani dentro l’apparato per dieci anni». Fra questi due, «potrebbe emergere una terza possibilità».
50 medici da Pechino per salvarlo: ma al loro arrivo la situazione era disperata
Il sinologo parla infine della missione di 50 medici inviata da Pechino in Corea del Nord nei giorni scorsi: «Io ho letto di questa cosa su un settimanale giapponese molto bene informato. Per quanto ho sentito io, una equipe medica cinese era stata chiamata per cercare di rianimare Kim. Ma è se ne è andata quando ha visto che la situazione era disperata. Non sono certissimo di questo dettaglio, credo sia possibile, anche probabile, ma non ho grandi sicurezze in merito».
riunificazione Nord/Sud alle porte?