Il taglio della burocrazia? Da Renzi a Conte tante promesse e zero fatti

24 Apr 2020 14:06 - di Giuseppe Menardi

In tempo di coronavirus il mantra che le comparse televisive ripetono quotidianamente riferendosi alla situazione economica è la necessità del taglio della burocrazia, per permettere all’Italia di dispiegare le vele e affrontare il futuro con il vento in poppa. Hanno abbandonato, quello che fino all’inizio dell’anno, già con la crisi sanitaria in atto, era il loro piatto forte cioè la crescita. Nessuno avrà dimenticato il Renzi televisivo che spiegava la crescita. Tutti ricordiamo che il Governo Conte due è stato formato perché l’Italia non poteva farsi sfuggire l’occasione di un rilancio della economia verso la crescita. Soprattutto dopo che erano stati eliminati, secondo il racconto della nuova maggioranza giallo rossa, gli ostacoli che ne impedivano il suo sviluppo. È ovvio che a chiunque non sfuggiva il fatto che, il partito di maggioranza aveva anch’esso, dopo essersi seduto sulle comode poltrone di palazzo Chigi, cominciato a intercalare il suo racconto con la parola crescita. Tuttavia la sua, era tutt’altra cultura, era quella che, il loro capo, non eletto, illustrava proprio con la parola opposta cioè decrescita. E se non c’erano riusciti a far partire questa benedetta crescita quando erano al Governo con i più spietati figli del “liberismo de noiartri”, come potevano farlo adesso che questi erano stati cacciati alla opposizione? Purtroppo a gennaio con la dichiarazione dello “Stato di emergenza” non deliberato dal Parlamento, ne’ dichiarato dal Presidente della Repubblica, un unicum di violazione dei diritti costituzionali, il Presidente del Consiglio ha avviato un racconto nuovo. La sua stella polare è diventata la decretazione d’urgenza con atti amministrativi per impedire di restare impantanati nella burocrazia della Repubblica Parlamentare. Inutile ricordare che a distanza di quasi tre mesi dall’inizio della emergenza il Governo non è stato in grado di fornire ai cittadini le protezioni individuali minime indispensabili. Oggi il nuovo racconto messo in scena nei talk show è l’eliminazione, il taglio della burocrazia. Il Governo ha fatto breccia, possiamo ricominciare a chiacchierare consci della inutilità della discussione! Infatti se è vero che è molto difficile far crescere l’economia senza una riforma delle strutture del sistema, ancora più difficile è tagliare la burocrazia senza una campagna potente di riforme istituzionali che l’Italia, soprattutto negli ultimi vent’anni, ha dimostrato di non voler fare. La burocrazia che impedisce lo sviluppo è fatta innanzitutto di Istituzioni, in primis Province e Regioni, che soprattutto in questa stagione non hanno brillato. E questa ultima considerazione vale per tutti gli aspetti della azione di questi Enti locali. C’era chi, in piena deflagrazione dell’epidemia, faceva gli spot in TV – Milano non si ferma – (in inglese), sono ancora disponibili in rete. Non è commentabile la dichiarazione di chiudere i confini della Regione. Eppure qualcuno continua a pensare che, come accaduto per la ricostruzione del Ponte di Genova, sia possibile, per qualunque altra opera o forse operazione, procedere nello stesso modo, cioè superare con un volo unico tutte le norme locali e nazionali sulla progettazione, costruzione e messa in opera di un’opera pubblica. Credo sia semplice ricordare che anche quella è un’anomalia italiana che ci avvicina ad una interpretazione certamente più da Stato dell’Est o se preferite del profondo Sud delle banane, che non ad una tradizione di Repubblica Democratica. Ma dove esiste che un signore regala il progetto di un’opera pubblica, il Governo affida la costruzione ad un’azienda e quest’ultima ne stabilisce anche il costo.  Ma l’anomalia è proseguita in pieno periodo di epidemia, infatti, è ,credo l’unica o forse una delle poche opere per la quale il cantiere ha continuato a lavorare anche in questo periodo di pandemia. In conclusione cari signori che vi accapigliate nei talk show, sappiate che l’abbiamo capita che anche questa volta il racconto serve a riempire il vostro tempo e quello dei palinsesti televisivi, certamente non a risolvere il problema della burocrazia che è possibile solo con i tagli delle istituzioni inutili in cui essa si annida.

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