Il vescovo di Rieti: «L’incendio di Notre-Dame oscuro presagio dell’attuale Chiesa vuota»
Una riflessione forse d’altri tempi. Ma certamente più adatta a capire lo smarrimento psicologico e spirituale delle persone al tempo del coronavirus. Una riflessione sulle chiese chiuse. Anzi una vera e propria meditazione che il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, ha voluto condividere con il proprio “gregge” in diretta streaming al termine del Rosario. «Dove è la Chiesa ai tempi del coronavirus?», si è chiesto il prelato. Il pensiero corre immediatamente all’immagine del Papa mentre impartisce la benedizione Urbi et orbi in una Piazza San Pietro desolatamente vuota.
Monsignor Pompili: «Che cos’è la Chiesa al tempo del coronavirus?»
Ma l’incipit della meditazione di monsignor Pompili va ancora più indietro nel tempo. Per arrivare all‘incendio che esattamente un anno fa devastò la cattedrale di Notre-Dame, a Parigi. E azzarda: «Sembra essere stato un oscuro presagio che ci riporta alle chiese vuote che stiamo vedendo in questi tempi di epidemia». Parole nuove perché antichi sono i toni. Certo, qualcuno inarcherà il sopracciò o abbozzerà un sorrisetto finto-ironico al solo sentirli riecheggiare. Il linguaggio ecclesiastico che ormai riconosciamo è solo quello para-sociologico di molti presuli. Dunque, prosegue il vescovo «la Chiesa è dove due o tre sono riuniti in Suo nome, magari a casa, sostituendo l’altare con la tavola, durante l’ascolto della Parola». Oppure «dove c’è chi cerca Dio in tutte le cose, particolarmente dove c’è gente che lavora per la vita, che lotta per la giustizia, che soffre con gli altri: ovvero dove c’è gente che ama».
Il parallelismo con la «tomba vuota» simbolo di resurrezione
Ma c’è anche altro nella riflessione. A conferma che non sono gli effetti consolatori l’obiettivo del vescovo di Rieti. «Personalmente le chiese vuote mi interrogano», aggiunge infatti. «Perché al di là del momento contingente, evidenziano il lato vuoto della Chiesa». Cioè il vuoto dei giovani, delle donne, delle giovani famiglie, degli anziani. «Né – dice ancora il vescovo – mi consola pensare che si tratti solo di una pausa quella che viviamo. E che forse troveremo nella televisione o nei nuovi linguaggi digitali una nuova forma di fede, magari da remoto». Ma nel vuoto di una chiesa Pompili trova anche il significato della «tomba» rimasta vuota dopo la Resurrezione di Gesù. E la Pasqua è vicina. «È quella – conclude il prelato – l’indicazione da raccogliere se vogliamo capire così la Chiesa, al di là delle chiese vuote».
Da qualche anno il clero si è messo a commentare le vicende socio-politiche con sempre maggior enfasi e spettacolarità.
Tutto diventa occasione per esibirsi, da parte dei presbiteri e dei fedeli cortigiani.
Ecco allora i virtuosismi cogitativi, i pierinismi catechistici, le battute da oratorio,
e la religiosità parolaia: insomma quello che era il verbo ridotto a chiacchiera.
Nel Vangelo è già stato scritto e descritto puntualmente TUTTO ciò che si deve o non si deve fare, per cui non servono preti giornalisti, poeti , sociologi o addirittura veggenti.
Come diceva un grande santo: ora et labora.