La rivelazione dell’astronauta Parmitano: «Già a novembre sapevamo dei primi contagi»

30 Apr 2020 10:47 - di Andrea Migliavacca
Parmitano

Per avere conferma di ciò che è stato detto nel corso della trasmissione Petrolio (Antivirus) di Rai 1, andata in onda il 25 Aprile scorso, si è dovuto attendere che la puntata venisse resa disponibile sul palinsesto digitale Raiplay. Una lunga puntata, ricca di approfondimenti e di ospiti, nella quale è stato affrontato, ancora una volta, e da vari punti di vista, l’argomento Covid-19. Una disamina puntuale, affrontata, come d’abitudine, con servizi ben realizzati, per il loro dettaglio, e con l’usuale garbo del conduttore. Per chi avesse lo scrupolo di riguardarla: https://www.raiplay.it/video/2020/04/petrolio-Speciale-25-Aprile-534a994d-be48-4f15-9024-ec0ac5240959.html

A 1h e 27’ circa dall’inizio, nella versione on demand, viene introdotto l’astronauta Luca Parmitano, in collegamento da Huston, il quale, dopo la presentazione e gli elogi del giornalista, sul tema pandemico, ha così esordito: “… consideri che noi a bordo abbiamo un collegamento quotidiano con le realtà terrestri; peraltro abbiamo anche accesso alla rete internet; possiamo comunicare con i centri di controllo e qui già da Novembre, avevamo iniziato a seguire i primi contagi, inizialmente soltanto nei paesi asiatici, poi al mio rientro i primi contagi in Europa …”.

Novembre, dunque, e non un Dicembre, come i media mondiali hanno veicolato l’informazione. L’indicazione temporale avrebbe dovuto destare l’attenzione del giornalista, ma anche gli spettatori. Ci si sarebbe immaginata una reazione nei giorni successivi, ma il silenzio deve aver preso il sopravvento sugli interrogativi.

Forse, l’astronauta si è sbagliato mese. Magari, invece, la stretta collaborazione con astronauti di diverse nazioni, in contatto con altrettanti “centri di controllo”, ha consegnato una realtà differente da quella che abbiamo avuto sulla terra.

Se, dunque, è vero che i contagi in Asia, fossero iniziati a Novembre, e l’informazione fosse nota agli astronauti, qualcosa nel sistema comunicativo non ha funzionato. Oppure, peggio, bisogna pensare che la comunicazione è stata manipolata, per rallentare ulteriormente le reazioni che, più o meno, ovunque sono state tardive (in Italia in particolare).

Se la precisazione dell’astronauta italiano – con il trascorrere dei giorni – fosse confermata, modificherebbe, tanto drasticamente, quanto  drammaticamente, lo scenario.

Allora, dunque, potrebbero avere un senso le azioni collettive che gli Stati Uniti ed ora anche in Italia, attraverso le associazioni di consumatori, hanno annunciato di voler intraprendere nei confronti della Cina, che dolosamente ha sottaciuto la diffusione dei contagi, liberando per il mondo i propri connazionali e/o i viaggiatori infetti.

Ogni settimana, si aggiungono nuovi particolari, che certa informazione tende ad offuscare e/o sminuire, ma giungerà un momento nel quale il mosaico sarà più o meno completo e  si avrà una visione d’insieme.

Si comprenderà, forse, se la diffusione del Sars-Cov2 abbia avuto un origine artificiale (oppure naturale, come la comunità scientifica maggioritaria sostiene) o, peggio, se sia stata diffusa intenzionalmente, per alterare gli equilibri economici mondiali.

Resta, in ogni caso, il fatto che, qualunque sarà la verità (ammesso che ve ne sia una), la reazione italiana all’emergenza sanitaria è stata indiscutibilmente incongrua, sotto ogni profilo.

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