Mes: come nasce e come dovrebbe funzionare. Ma ora il punto è: che succede a una seconda ondata Covid?

20 Apr 2020 15:33 - di Luca Di Maio
Mes foto Ansa

Mes e altri racconti, la ripresa… possibile. A causa dell’emergenza Covid  e della grave conseguente crisi economica si parla tantissimo e non sempre a proposito di Mes. Le discussioni non sono mancate, soprattutto nell’ultimo Eurogruppo che ha concordato l’utilizzo dello strumento senza condizioni. Tutto ciò ha creato divisione nella politica e dubbi nella cittadinanza. Allora, prima di qualsiasi valutazione, è opportuno capire in maniera schematica come funziona. E e soprattutto porsi qualche domanda…

Il Mes, come nasce e come dovrebbe funzionare

Il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità)  nasce nel 2012, a sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria grazie alle modifiche apportate al Trattato di Lisbona. Ratificate dal Consiglio Ue nel marzo del 2011. L’entrata in vigore del fondo salva-Stati, prevista inizialmente per il 2013, è stata anticipata al luglio del 2012 a causa di una crisi del debito sempre più pressante. L’obiettivo è quello di dare sostegno ai Paesi componenti in caso di crisi e di probabile default. Ad oggi il Meccanismo Europeo di Stabilità ha “salvato”, per modo di dire, Cipro, Spagna e Grecia. L’Italia, dal canto suo, è uno dei maggiori contributori del fondo salva-Stati, con il 17,9137 (pari a circa 14 miliardi e 331 milioni). Più di noi, in base ai risultati del Pil del 2010, hanno contribuito solo Germania (26,96%) e Francia (20,24%).

Le modalità d’azione

Le modalità d’azione del fondo sono state definite dall’articolo 3 del suo trattato istitutivo. L’organizzazione raccoglie fondi volti a sostenere i membri che ne fanno parte. Ossia gli Stati che prima o dopo hanno adottato l’euro come moneta unica, e che in un determinato periodo di tempo si trovano in forte difficoltà. In sostanza Lo Stato in difficoltà avanza al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo salva-Stati richiesta di assistenza. Dal 2017 l’Europa ha aperto all’ipotesi di rivedere il trattato istitutivo e le nuove condizioni per accedere al fondo salva-Stati. Condizioni previste dalla riforma che sono state sin da subito giudicate aspre. Tanto da rendere molto più difficile poter accedere al programma di aiuti.

Le condizioni per poter attivare la richiesta

Le condizioni per poter attivare la PCCL (Precautionary Conditioned Credit Line), sono in sostanza le seguenti: non essere in procedura d’infrazione. Vantare un deficit inferiore al 3% da almeno due anni. Avere un rapporto debito/Pil sotto il 60% (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni. Insieme ad un’altra serie di paletti non facilmente giudicabili a livello oggettivo). Dopo l’Eurogruppo del 17 marzo 2020, svoltosi nel mezzo dell’emergenza coronavirus, la riforma del Mes è stata ufficialmente rimandata per dare priorità alla lotta alla pandemia. A questo punto, a fronte della drammatica crisi attuale, le risposte dell’Europa possono cosi sintetizzarsi.

Le risposte dell’Europa in sintesi

1) Coronabond, la soluzione migliore perchè il nuovo debito sarebbe garantito da tutta l’UE…… Ma in realtà manca qualsiasi accordo al di là di mozioni del Parlamento Europeo di cui l’ultima di venerdi 17 che non hanno, ricordiamo, a prescindere dall’esito negativo, valore vincolante…. questa strada si profila lunga e la crisi esige risposte immediate.

2) Recovery bond, soluzione di riserva, ma con un importo non adeguato all’emergenza e per di più anch’essa con tempi lunghi.

3) Utilizzo del Mes senza condizionalità, ma per le sole spese sanitarie.

Ma è davvero cosi? In realtà il rimborso di questo finanziamento dovrà comunque avvenire nel rispetto delle regole del Trattato. Tra cui quella che può essere utilizzato non più del 2% del Pil (per l’Italia circa 36 miliardi). E saranno strettamente legate al recupero della nostra economia. Inoltre, non è chiaro come questo recupero debba avvenire. E se il Mes possa imporre, come creditore, scelte di politica fiscale ed economica allo Stato debitore, come riduzione di spesa sociale o patrimoniali e altre discutibili misure. Peraltro, con effetti ulteriormente deprimenti sull’economia. A parte la prima obiezione,  sulla reale non esistenza di condizioni, se ne profila subito un’altra: la condizionalità in generale attiene al merito di credito. E quindi all’ “an” dell’intervento (alla valutazione preliminare, in parole semplici), dunque non ai tassi realmente applicati e alle modalità restitutorie né alle garanzie.

E poi ci sono le domande dell’uomo della strada

Infine, ci sono le domande dell’uomo della strada. La prima: che senso ha l’assenza di condizionalità per le sole spese sanitarie? (Come se la crisi si risolvesse “solo” in una maggiore spesa sanitaria). Per quale motivo l’Italia dovrebbe pagare interessi per attingere a risorse in parte sue? (Dei 36 miliardi “offerti”, 14 sono già versati dal nostro Paese ). Senza considerare che se si comincia ad attingere a risorse, pur in assenza di condizionalità (dato non scontato, come sopra accennato), chi ci assicura che le stesse siano sufficienti a fronte di un aggravarsi della crisi economica o a una seconda ondata del Covid-19, che inevitabilmente farebbe lievitare anche le “sole” spese sanitarie ? E di conseguenza, quali sarebbero le condizioni di una nuova erogazione e quali i tassi? L’esempio della Grecia non lascia molto tranquilli. E non ha senso nemmeno parlare di non adeguatezza dello “strumento”, definibile forse in altri campi del diritto .

Commenti

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  • Alessia Di faostino 21 Aprile 2020

    Analisi lucida e niente affatto ideologica, mes si mes no, senza capire di cosa si parli realmente. Trovo molto interessante lo scenario finale che, le domande dell’ uomo della strada, lasciano aperto. Purtroppo il vero dilemma infatti è proprio questo, poter avere le risposte, indicherebbe la strada da seguire o meno, al governo Conte. Speriamo che i tempi siano maturi per una Europa solidale che ridia fiato a paesi provati, senza stritolarli come avvenne alla Grecia di Tsipras, che stimo allo stesso livello del nostro Premier