Milanese guarita dal coronavirus si riammala: è la paziente “recidiva 1” del Covid in Italia
Paziente recidiva 1. Ci risiamo: non solo paziente uno. Ora ci troviamo alle prese con una duplicazione di sintomi e paura. Ondata di ritorno del virus? Ne parlava ieri sera da Piazzapulita su La7 l’epidemiologo Leopalco. E oggi, ahinoi, da Milano arriva la denuncia del primo caso di recidiva. Si tratta di una donna milanese, di origini cinesi, assurta alla “notorietà sanitaria” di questi giorni come il “caso uno” in Italia di ritorno della malattia, dopo essere guarita. A renderlo noto, Il Giornale sul suo sito, che scrive che la paziente, «ricoverata all’ospedale di Negrar, in provincia di Verona, come la prima volta non presenta sintomi gravi. “È un caso raro”, afferma Bisoffi, direttore del dipartimento».
La paziente recidiva 1: una milanese guarita una prima volta
Un caso raro, quello della paziente recidiva 1, ma possibile e accertato. E sul quale si formulano due ipotesi. Si parte sempre dal caso della signora di Milano. Ricoverata una prima volta perché positiva al temapone e dimessa dopo il riscontro negativo di ben due test formulati prima del ritorno a casa. Una decina di giorni dopo le dimissioni da negativa, però, la paziente è tornata ad avere la febbre. E con la temperatura è salita anche la paura. Anche perché la donna, nei giorni, ha avuto anche la tosse, altro tipico sintomo di un ritorno del virus. In ospedale, dunque, si effettua un nuovo tampone: e l’esito è negativo purtroppo. Così, riferisce il quotidiano diretto da Sallusti citando il Fatto quotidiano, «la donna adesso si trova ricoverata nel reparto di Malattie Infettive e tropicali dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in provincia di Verona».
Gli studi sulle possibilità di recidiva del virus
Un caso raro, dicono gli esperti come Zeno Bisoffi, direttore del dipartimento del nosocomio veronese. E al momento, aggiunge il professore, «L’unico capitato da noi: per quanto ne sappiamo, solo in Cina sono state descritte alcune eccezioni simili», ha dichiarato. Già, la Cina. Solo pochi giorni fa, sul nostro giornale, davamo conto di uno studio cinese in base al quale i medici di Wuhan, epicentro del contagio locale e mondiale, hanno preso in considerazione un gruppo di 147 pazienti guariti. Tra loro, una percentuale compresa tra il 3% e il 10% di queste persone, è tornata nuovamente positiva al Covid-19. La possibilità di recidiva, allora, è il motivo per cui ricercatori di tutto il mondo stanno cercando di determinare almeno se questi soggetti possono ancora infettare le persone. Parallelamente, la comunità scientifica si chiede se i guariti hanno sviluppato anticorpi tali da offrir loro l’immunità alla malattia. I numeri di Wuhan sembrerebbero dare una risposta negativa. E oggi ci si aggiunge anche il caso di Milano. Per il quale, la donna è tornata al ricovero in un reparto Covid dell’ospedale veronese che l’ha accolta. E dal quale, data la sintomatologia non grave, e viste le condizioni cliniche generali, potrebbe uscire a breve.
Recidiva, due ipotesi al vaglio
Un caso che rilancia la matrice misteriosa di questo virus. E sul quale, sempre Bisoffi dalle colonne del Giornale spiega: «Sono in corso le analisi sul genoma virale, solo quando avremo gli esiti ne sapremo di più». Arrivando a formulare le due fatidiche ipotesi che citavamo in apertura. La prima, spiega sempre il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’ospedale veronese: «è che il virus appartenga ad un ceppo virale diverso. Anche se dobbiamo attendere gli esami sui due genomi: quello del primo ricovero e quello del secondo. È però un’ipotesi che io ritengo improbabile perché, in base a quanto fin qui accertato, il Coronavirus non sembra soggetto a particolari mutazioni». E la seconda, quella più plausibile in quanto confortata da precedenti clinici: «I tamponi – aggiunge Bisoffi – sono molto sensibili, ma non al 100%.
La seconda, quella più plausibile
«Anche per questo – conclude l’esperto – per i casi con un alto sospetto clinico, seppur in presenza di una risposta negativa, per prudenza ripetiamo il test prima indirizzare il paziente eventualmente a un reparto pulito anziché al reparto Covid». Ossia, è possibile che i tamponi fatti durante il primo ricovero, prima di dimettere la paziente, non abbiano rilevato la positività. Probabilmente per via della carica virale bassa del virus. Talmente bassa da non non riuscire ad essere individuata. Speriamo allora, per la signora in questione, che prima delle dimissioni i medici al lavoro sul suo caso possano arrivare a una diagnosi certa. E definitiva.