
Mostre sì, chiese no: caos dpcm. Al governo tutti contro tutti: la ministra Bonetti (IV) contro il no alla messa
Nel governo regna il caos. E le comunicazioni ufficiali del premier a rete unificate non aiutano a fare chiarezza. Anzi… molte le lacune. Troppe le contraddizioni. Infiniti i punti di domanda che restano aperti, e che anche le anticipazioni annunciate ieri sera da Conte in diretta agli italiani non hanno aiutato a comprendere. Una cosa, però, è chiara: nel nuovo dpcm in vigore dal prossimo 4 maggio, non è previsto che si torni in chiesa. Si potrà tornare a lavorare in molti casi. Si riapriranno parchi e ville per l’allenamento sportivo. Ci si potrà dunque riversare in strada e nelle aree verdi della città anche distanti dalla propria abitazione. Potremo metterci in fila per andare a una mostra. Ma guai a provare ad andare a messa. Fulmine lo colga se qualcuno dovesse sentire l’esigenza di farlo. Per Conte e colleghi, la libertà di culto (pur menzionata di sfuggita nell’ennesimo spot di ieri sera) resta un punto su cui soprassedere. Una rivendicazione da rinnegare. Una necessità da trascurare. E sono molti oggi, anche all’interno della stessa compagine governativa, a dissentire. E anche animosamente.
Chiese ancora chiuse: la protesta della ministra Bonetti (IV)
A sparare bordate di fuoco amico contro l’esecutivo capitanato da Conte, spicca in prima linea la ministra Elena Bonetti che, dalla sua pagina Facebook protesta animatamente e posta: «Non posso tacere di fronte alla decisione incomprensibile di non concedere la possibilità di celebrare funzioni religiose. Non ho mai condiviso questa decisione. E non credo ci assolva riferirci alla rigidità del parere del comitato tecnico scientifico». Già, il blasonato comitato di esperti, chiamato in causa da Conte quando si tratta di giustificare i nonsense dei suoi provvedimenti. mentre, come rileva la stessa ministra delle pari opportunità e della famiglia, al governo nello schieramento di Italia Viva, «sta alla politica tutelare il benessere integrale del Paese. E la libertà religiosa è tra le nostre libertà fondamentali». Come darle torto?
Chiederà di considerare di modificare questa decisione
E dunque, conclude la sua intemerata la ministra del partito di Renzi, «questa scelta priva i cittadini della libertà di vivere in comunità la dimensione del culto. Avremmo potuto farlo in pieno rispetto delle regole di sicurezza che sono necessarie per evitare la diffusione del contagio. Così come lo facciamo nei luoghi di lavoro. E come faremo nei musei che abbiamo già deciso di riaprire. Da ministra non mancherà la mia voce ferma perché nel Consiglio dei Ministri si consideri di modificare questa decisione. La comunità ecclesiale, in particolare, si sta mettendo al servizio delle famiglie. Delle istituzioni. Del Paese. Ringraziarla non basta. Va rispettata».