Primo Maggio, finalmente non ascolteremo gli slogan dei centri sociali e il concertone rosso

30 Apr 2020 11:42 - di Maurizio Gasparri
Primo Maggio
Sarà un Primo Maggio strano, senza incontri di piazza, senza cortei e manifestazioni. Un Primo Maggio che quest’anno, finalmente liberi dallo sloganismo dei centri sociali e del concertone, fa ancora più riflettere sull’importanza del lavoro e della sua tutela. Il governo è inerte, distratto, inattivo. Il lavoro non si crea dal nulla, si crea attraverso un’impresa. E se non si danno finanziamenti a fondo perduto alle nostre imprese, il lavoro non si auto alimenterà mai più in questo Paese.

Primo Maggio, sia festa del lavoro da difendere

Ciò vale sia per piccolissime realtà, ma anche per le grandi aziende, per le fabbriche. Pensiamo a quelle siderurgiche, che danno lavoro a tantissimi operai e che rischiano di cadere sotto la pressione della concorrenza di paesi come la Germania che non hanno mai chiuso e interrotto la produzione, sottraendoci fette di mercato. Quest’anno il primo maggio deve essere la festa del lavoro da difendere, da tutelare, la festa di chi fa sacrifici e soffre per mantenere un’occupazione.

Il giorno di chi è stato sempre in prima linea

La festa di chi non ha mai smesso di stare in prima linea, come gli operatori sanitari che hanno pagato un durissimo tributo di vite al Cina-virus; come le forze di polizia, le forze armate, i vigili del fuoco, le polizie locali che sono stati determinanti quando c’è stato da trasportare salme fuori dalle nostre città o fare lunghi e rigorosi controlli perché si rispettassero i divieti sulla circolazione.

Primo Maggio, liberiamoci dalla concorrenza sleale della Cina

Ma il primo maggio deve diventare anche la festa della liberazione dalla concorrenza sleale della Cina, che è una delle principali cause per cui in Italia il lavoro manca. I sindacati su questo dovrebbero unirsi e scendere in piazza. Se continuiamo a inginocchiarci a chi sta letteralmente ammazzando la nostra economia, nessun primo maggio varrà più la pena di essere festeggiato. E’ una sfida di giustizia sociale. Noi siamo un Paese libero e come tale dobbiamo difendere la nostra libertà e quella dello stesso popolo cinese, vessato da una dittatura che distrugge loro e il mondo intero.

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