Serie A appesa alle indecisioni del governo. Spadafora tentenna. Le società scalpitano
Serie A sempre appesa alle indecisioni del governo. Forse si può ripartire. O forse no. Il ministro Spadafora tentenna. Dopo le reiterate chiusure dei giorni scorsi, ha aperto un piccolo spiraglio nel suo intervento al Senato: “È nostra intenzione studiare un programma che permetta di ripartire con gli allenamenti dal prossimo 4 maggio, per poi ragionare sulla ripresa dei campionati, mettendo sempre in cima ai nostri pensieri la salute degli addetti ai lavori”. Tutto e niente. Come nella logica di un esecutivo che va a tentoni da mesi. La possibilità di rincominciare gli allenamenti in campo è presa solo in considerazione. E non c’è alcuna certezza di riuscire a sbloccare il campionato e assegnare lo scudetto. Le venti società di A hanno già votato all’unanimità per la ripartenza. E aspettano che l’esecutivo si decida a dare il via libera.
Serie A in attesa. Ma ripartire è complicato
Il vertice in videoconferenza in programma nel pomeriggio non ha portato a nulla. Uno dei problemi da risolvere è quello dei tamponi per oltre 1500 persone. Che si riesca a tornare in campo entro il 4 maggio è quasi impossibile. Anche perchè mancano all’appello parecchi giocatori, non ancora rientrati in Italia. È possibile quindi uno slittamento degli allenamenti più avanti. La Lega di A ha già fatto sapere che per salvare la stagione si devono riprendere gli allenamenti al più tardi a metà maggio. Perché servono almeno tre settimane per ritrovare una condizione fisica accettabile. Le gare potrebbero iniziare ai primi di giugno per concludersi alla fine di luglio. Da disputare ci sono ancora 124 partite. Esattamente 13 date, 12 giornate più 4 recuperi. E vanno risolti i quesiti legali (che succede in caso di un positivo?) e regolamentari evidenziati dai presidenti di Serie A nell’incontro di ieri. Oltre al problema dei contratti in scadenza a fine giugno. Più no che si, a dirla tutta.